La discarica di Scala Coeli è stata posta sotto sequestro per disastro ambientale. Le indagini hanno rivelato gravi criticità nella gestione dell’impianto, causando lo sversamento di migliaia di metri cubi di percolato. Cinque indagati.
Un grave disastro ambientale ipotizzato dagli inquirenti ha portato al sequestro della discarica per rifiuti speciali non pericolosi ubicata nel comune di Scala Coeli, in provincia di Cosenza. L’operazione, condotta dai carabinieri del nucleo operativo ecologico di Catanzaro, ha visto l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip presso il tribunale di Castrovillari.
Le indagini, avviate a seguito di una segnalazione di Legambiente, hanno permesso di accertare uno sversamento di circa 15.000 metri cubi di percolato, avvenuto lo scorso 22 giugno, che sarebbe stato causato da gravi carenze progettuali e gestionali della discarica. Si teme che lo sversamento del materiale contaminato possa aver inquinato i torrenti Patia e Capoferro, il fiume Nicà e il Mar Ionio, mettendo a rischio la salute pubblica e l’ecosistema.
Sotto accusa per l’ipotesi in fase preliminare di disastro ambientale in concorso sono finiti l’amministratore della società proprietaria della discarica, i due amministratori della società esecutrice dei lavori, l’amministratore della società che ha realizzato l’impermeabilizzazione dell’invaso e il direttore dei lavori.
Secondo le indagini che hanno condotto al sequestro, la discarica di Scala Coeli presentava numerose criticità, tra cui:
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Le conseguenze dello sversamento sarebbero state devastanti. I comuni di Scala Coeli, Cariati e Crucoli sono stati costretti a emettere ordinanze di divieto di balneazione e di utilizzo dell’acqua per uso domestico e agricolo. L’impatto sull’ecosistema marino è ancora da quantificare.
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