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A Lagonegro il primo caso lucano di braccialetto elettronico per un caso di stalking tra donne

Una donna di Lagonegro condannata all’obbligo del braccialetto elettronico per atti peresecutori nei confronti di un’altra donna. Si tratta del primo caso in Basilicata di stalking tra donne. Imposto dal Gip anche il divieto di avvicinamento alla parte offesa.

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Una donna di Lagonegro di 55 anni è stata condannata all’obbligo di indossare il braccialetto elettronico e al divieto di avvicinarsi alla vittima entro i 500 metri. La misura cautelare, disposta dal Gip del Tribunale di Lagonegro, è stata applicata a seguito di reiterate condotte persecutorie ai danni di un’altra donna.

Si tratta del primo caso in Basilicata di stalking tra donne, un fatto che sottolinea come la violenza non sia esclusiva di un genere e che le dinamiche relazionali tossiche possano coinvolgere chiunque, indipendentemente dal sesso.

Le indagini, condotte dai carabinieri di Lagonegro, hanno evidenziato una escalation di comportamenti minacciosi e persecutori da parte della donna nei confronti della vittima, che hanno provocato in quest’ultima un grave stato d’ansia e paura per la propria incolumità.

La decisione del Gip è arrivata dopo un’attenta valutazione delle prove raccolte, che hanno dimostrato come la donna abbia continuato a molestare la vittima anche dopo essere stata messa sotto indagine.

L’avvocato Concetta Iannibelli, difensore della parte offesa, ha espresso soddisfazione per l’esito del procedimento e ha sottolineato l’importanza di questo caso nel sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza di genere, che troppo spesso viene associata esclusivamente alle relazioni tra uomini e donne.

“Difendere le donne, oggi, richiede coraggio, ancor di più se in un territorio piccolo e contro un’altra donna – ha dichiarato l’avvocato Iannibelli -. Nascere donna è ancora una sfida, oggi più di ieri. Una battaglia inesauribile contro i pregiudizi di chi sostiene che un corpo ben fatto valga più dell’intelligenza che contiene e può sfociare in una molestia o, addirittura, come nel caso in esame, in violenti e reiterati atti persecutori con movente pseudo-sentimentale”.

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