SANITÀ SALUTE BENESSERE

Malasanità Alto Tirreno cosentino: visita specialistica rifiutata per un ritardo di 15 minuti

Il racconto di un nostro lettore su un presunto caso di malasanità dall’Alto Tirreno cosentino e finito in una denuncia alle forze dell’ordine. Medico rifiuta visita specialistica a paziente giunto in ritardo all’appuntamento atteso da anni e fissato ben 6 mesi prima.


Ci sono almeno tre elementi gravi nell’ennesima storia di malasanità dall’Alto Tirreno cosentino vissuta, documentata e raccontata alla nostra redazione da un cittadino. Uno: i tempi biblici necessari ad avere una visita specialistica nel servizio sanitario calabrese. Due: il trattamento affatto empatico di un dipendente pubblico verso un paziente. Tre: l’abbandono del paziente stesso nell’incertezza su come proseguire la propria terapia.

Una vicenda accaduta di recente e che si è conclusa con una denuncia per presunta interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità nei confronti di un medico. Per ovvi motivi, non riveleremo dati sensibili delle vicenda: patologia, nomi del paziente o del dottore, struttura nella quale i fatti si sono verificati, forza dell’ordine che ha raccolto la denuncia. È solo un racconto, che si somma a eventi simili che si registrano sul territorio e che a volte raccogliamo, al pari di casi di buona sanità che, nonostante tutto, non mancano.

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Il raconto del presunto caso di malasanità nell’Alto Tirreno cosentino

La persona che è incappata in questa disavventura sanitaria racconta di essersi recata nei giorni scorsi presso una struttura sanitaria del territorio presso la quale doveva sostenere una visita specialistica di primo mattino, per la quale – ha raccontato – ha dovuto aspettarne a lungo la disponibilità e che, infine, era riuscito a prenotare ben 6 mesi prima.

A causa della difficoltà nel trovare parcheggio, si è presentato all’appuntamento con circa 15 minuti di ritardo. Una volta sul posto, constatando che il paziente successivo era stato invitato a farsi vistare in sua sostituzione, ha atteso di recuperare il suo turno. Tuttavia, appena ha potuto parlare con il medico si è sentito rifiutare la visita, nonostante avesse chiesto di poter essere visitato per ultimo: tutto, pur di non perdere la tanto sudata prenotazione.

Dinanzi alle sue rimostranze – prosegue il racconto – il medico è rimasto irremovibile, rifiutandosi di visitarlo a causa del ritardo. “Un bel guaio – ci ha detto – dal momento che, in mancanza del consulto medico specialistico, dovrò rivolgermi a un privato, ma non mi sento danneggiato tanto per il costo della visita a pagamento che dovrò fare quanto da altro.

Innanzitutto – ha aggiunto – sarà pure una questione di principio, ma non ritengo giusto il modo in cui sono stato trattato da un medico che dovrebbe avere a cuore le mie condizioni di salute. Inoltre, senza la visita non posso aggiornare il mio piano terapeutico“, presso le istituzioni sanitarie del territorio. “In questa situazione – ha aggiunto il paziente – proseguo le terapie a mie spese, che per fortuna riesco a sostenere, ma lo faccio nell’incertezza. Non so infatti se la mia patologia è migliorata, peggiorata o rimasta immutata e, di conseguenza, se il dosaggio dei farmaci che assumo per tenerla a bada è corretto”.

Una questione di buon senso

Obiettivamente, nulla di insormontabile: il nostro interlocutore ci ha chiarito di non soffrire di una forma grave della malattia e, comunque, a giorni dovrebbe riuscire a sbloccare la situazione rivolgendosi a un privato.

Chi scrive ha basato questo articolo sulla base del racconto e della denuncia sporta dal cittadino. Sarà l’autorità giudiziaria, poi, a decidere se la vicenda sia meritevole o meno di una conseguenza in tribunale e – ovviamente – da quale parte stia la ragione, rimanendo a disposizione anche del medico per raccogliere la sua versione dei fatti.

La vicenda narrata, si sarebbe potuta serenamente risolvere se fosse stata improntata al buon senso.

Credendo che possa essere condivisibile con i lettori, resta però l’amarezza per il verificarsi di episodi come questo, che spesso non finiscono nei racconti giornalistici. Eppure esistono e raccontano di una sanità territoriale che smarrisce il suo ruolo di accogliere e fornire risposte di salute ai cittadini.

Pierina Ferraguto

Giornalista pubblicista dal 2013. Laureata in Filosofia e scienze della comunicazione e della conoscenza all'Università della Calabria. Dal 2006 al 2008 lavora come stagista nella redazione di Legnano de Il Giorno. In Calabria lavora con testate regionali di carta stampata e televisive.

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