Un cittadino racconta a Infopinione la sua personale “Via Crucis” tra i luoghi della sanità del Tirreno cosentino. Sballottato da un ospedale all’altro fino all’epilogo positivo a Catanzaro: “Se mi fossi fermato alla diagnosi ricevuta a Paola forse a quest’ora potrei essere morto”.
La sanità nostrana offre spesso storie che raccontano della ritirata dello Stato, del servizio pubblico, dalle coste e dalle colline adagiate lungo il Tirreno cosentino. Alla posta di redazione di questo sito di informazione locale si è rivolto Mattia De Marco, offrendo la sua storia che non indugia a definire “Via Crucis” negli ospedali del territorio.
I fatti che ci ha raccontato allo scopo di condividerli con l’utenza di Infopinione sono accaduti nella notte tra il 2 e il 3 gennaio scorso e lo hanno visto involontario protagonista, al pari dei suoi famigliari, di una “Odissea”, una sorta di tour tra le strutture cosentine alla disperata ricerca di assistenza sanitaria, senza trovarla o trovandola solo in parte.
Qualcosa di molto simile a un’altra delle diverse storie raccontate da queste e da altre pagine (leggi qui) che tutti noi vorremmo smettere di scrivere o di leggere. Una storia che il nostro interlocutore ha condiviso anche su Sanibook Regione Calabria, il portale nel quale vengono raccolte le impressioni e le lamentele dei calabresi sulla qualità dell’assistenza negli ospedali e nei presìdi sanitari
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La mia “Via Crucis” nella sanità del Tirreno cosentino
“Io sono un paziente in dialisi peritoneale e per una serie di ragioni sono seguito al Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Quella notte mi trovavo a casa mia, a Santa Maria del Cedro e, mentre facevo la dialisi, sono stato colpito da fortissimi dolori addominali, nausea e vomito”.
Belvedere Marittimo
“Ho chiamato immediatamente il medico che mi segue per la dialisi il quale mi ha subito confermato che si trattava di peritonite. Avvertendo dolori indicibili, con la febbre che si è alzata di colpo, siamo partiti per il pronto soccorso più vicino, quello di Belvedere Marittimo.
Qui sono stato ricevuto subito, ma altrettanto rapidamente mandato via in quanto effettivamente mi hanno dimostrato di non poter fare nulla di particolare se non una flebo di anti-dolorifico. Almeno sono stati onesti”.
Cetraro
“Abbiamo proseguito il viaggio verso Cetraro. Qui, al pronto soccorso, sono stato liquidato con una superficialità inaudita anzi, indegna per un infermiere. Mentre spiegavo il fatto e cercavo di far comprendere la mia situazione, sono stato infatti fermato con un ‘Qui è tutto chiuso, la chirurgia e la dialisi. Non vi possiamo fare niente. Andate a Paola‘”.
Paola
“Non sono valse a nulla le nostre proteste e siamo ripartiti per Paola. Qui mi hanno trattenuto fino alle 10 e mezza del mattino successivo e intanto, devo dire, la mia situazione era leggermente migliorata grazie all’anti-dolorifico e all’anti-spastico.
Tuttavia, a parte le condizioni nelle quali forse il personale sanitario è stato costretto a parcheggiarmi (io ed altri eravamo sistemati su delle sedie a rotelle), la sorpresa è arrivata col sole: mi hanno fatto un eco addome e non si sono accorti dell’intestino intasato.
Il nefrologo chiamato per la consulenza ha rassicurato dicendo che ‘19 di creatinina ci può stare” e che, dato che non ero in acidosi, sicuramente non ero in peritonite. Quindi potevo stare tranquillo. Tengo a precisare che non è stato neppure prelevato il liquido dialitico che avevo in addome”.
Cosenza
“Chiaramente dovevano trasferirmi all’Annunziata di Cosenza, ma il pronto soccorso di quest’ultimo ospedale, dopo 20 minuti e oltre di mancate risposte, non ha voluto accogliere la richiesta in quanto non c’erano posti ed era pieno di casi Covid“.
Catanzaro
“Allora mi sono visto costretto a firmare le dimissioni e a partire per Catanzaro, cosa che forse avrei dovuto fare sin dal principio.
Arrivato al Pugliese – Ciaccio, mi è stata diagnosticata la peritonite e sono rimasto lì per 15 giorni. Se fossi rimasto alla diagnosi di Paola, invece, forse a quest’ora potrei essere morto“.
Sanità Tirreno cosentino: non resta che pregare
Queste le considerazioni finali di Mattia circa la sua disavventura nelle strutture della sanità del tirreno cosentino.
“II colmo di questa particolare nottata è stato raggiunto quando un medico, o un infermiere, adesso non ricordo, mi ha detto con una malcelata ironia: ‘Ma non è che alla fine hai mangiato pesante in questo Capodanno‘? Allora ho sbottato e risposto: ‘Eh sì, certamente, il mal di pancia si presentava durante la dialisi‘!
Voglio anche evidenziare la mancanza di sensibilità del personale presente al pronto soccorso di Paola: parolacce urlate al cospetto di pazienti come se nulla fosse e risposte scorbutiche a chiunque.
Tuttavia, voglio anche ringraziare coloro che, nel loro piccolo, hanno saputo accogliermi e aiutarmi.
Infine, voglio dire con rammarico che un cittadino che abita sulle splendide coste della Riviera dei Cedri deve pregare incessantemente il buon Dio di stare sempre bene e di non aver bisogno di alcun ospedale altrimenti… sono guai“.