Il sindaco Giovanni Macrì ha ventilato la possibilità di far pagare un ticket quanto meno per entrare nel Salotto Diffuso di Tropea. “Fatte le dovute proporzioni e differenze, registriamo le stesse criticità di Venezia legate all’over-tourism”.
Il sindaco del Comune di Tropea, Giovanni Macrì, valuta la possibilità di far pagare un ticket per entrare a Tropea, un po’ come sta avvenendo per Venezia.
Il primo cittadino ne ha parlato Radio Cusano nell’ambito del programma AAA Cercasi stabilità, condotto da Livia Ventimiglia e Simone Lijoi, in una puntata incentrata sul fenomeno dell’over-tourism. Ovvero il sovraffollamento turistico e il relativo impatto sulla località oggetto che influenza eccessivamente e in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini, oltre che la qualità delle esperienze dei visitatori.
“Specialmente ad agosto – ha aggiunto Macrì – fatte le dovute proporzioni e differenze, Tropea registra le stesse criticità di Venezia: un vero e proprio assalto alla diligenza. Con un’estensione di 3,5 chilometri quadrati, sei mila anime, circa 7000 posti letto destinati ai viaggiatori, si trova ad affrontare fino a 50 mila presenze nell’arco di 24 ore. L’over-tourism si governa o si subisce, con effetti devastanti. Non c’è una terza possibilità”.
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L’ipotesi ventilata dal sindaco di Tropea è per lo più riferita all’idea di un ticket per entrare al Salotto Diffuso di Tropea. Inoltre, “limitato ad alcuni periodi dell’anno – chiarisce – un proporzionato ed accessibile ticket di ingresso potrebbe sicuramente aiutare il governo complessivo del territorio e contribuire a garantire servizi di qualità in aggiunta al valore aggiunto derivante dalla gestione ottimale della tassa di soggiorno che a Tropea – ha continuato nell’intervista – noi investiamo sulla manutenzione ordinaria e straordinaria dei beni culturali, sulla riqualificazione del territorio, sulla creazione di servizi, nella messa in atto delle nostre politiche di marketing e di internazionalizzazione.
“Per essere apprezzate – ha concluso Macrì – le cose belle vanno pagate, come conferma l’esperienza in tutti i settori, a partire da quello delle professioni”.