La Corte d’Appello di Roma condanna Banca Intesa a restituire al Comune di Santa Maria del Cedro oltre 1 milione di euro per la causa sui Buoni ordinari comunali. Soddisfatta l’amministrazione comunale che punta a impiegare la somma per le necessità della comunità.
La Corte di Appello di Roma, con propria sentenza, ha dichiarato la nullità del contratto per alcuni Buoni ordinari comunali stipulato nel 2006 tra il Comune di Santa Maria del Cedro e Intesa San Paolo.
I giudici hanno condannato l’istituto di credito alla restituzione all’ente di 1 milione 65mila 970 euro a titolo di differenziali e 61mila 193 euro a titolo di costi occulti. La banca dovrà anche pagare gli interessi legali: 37mila 951 euro per il primo grado e 34mila euro per il secondo grado.
I Buoni ordinari comunali, o Boc, sono obbligazioni al portatore emesse da Comuni per finanziare l’attività amministrativa e di sviluppo locale. La legge consente agli enti locali, comuni, province, unioni di comuni, regioni, la possibilità di emettere titoli di debito, ovvero di chiedere prestiti ai risparmiatori e sul mercato, vincolando però l’impiego delle risorse ottenute al finanziamento di investimenti in progetti esecutivi specifici.
Causa Banca Intesa sui Boc, la spunta Santa Maria del Cedro
“Si chiude dopo molti anni questa vicenda – ha detto il sindaco di Santa Maria del Cedro, Ugo Vetere – con un risultato positivo per l’ente, che ora potrà destinare queste somme per rispondere ad alcune esigenze della comunità“.
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Il primo cittadino ricostruisce sinteticamente il caso: “Questi Buoni ordinari comunali – spiega – furono emessi dall’amministrazione comunale allora guidata da Francesco Maria Fazio. Al momento dell’insediamento della successiva compagine amministrativa del sindaco Pino Aulicino, di cui ho fatto parte, abbiamo deciso di impugnarli.
Nella causa instauratasi contro Banca Intesa, l’ente è stato condannato in primo grado dal tribunale di Roma – aggiunge Vetere -, così nel 2017 l’amministrazione in carica di cui sono ancora sindaco, ha deciso di fare appello e di dare mandato allo studio Annedda, specializzato in questioni sui derivati bancari. Poi, la Corte di Appello di Roma ci ha dato ragione”.