La Commissione UE ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per la mancata attuazione della direttiva Bolkestein sulle concessioni demaniali marittime. Il governo ha due mesi per trovare una soluzione.
Giovedì 16 novembre 2023, la Commissione Europea ha avviato ufficialmente una procedura di infrazione contro l’Italia sulle concessioni balneari.
La decisione è stata presa a seguito della lettera di messa in mora inviata dalla Commissione Europea al governo italiano lo scorso dicembre 2020, nella quale si contestava la normativa italiana che prevede la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime, in contrasto con la direttiva Bolkestein del 2006.
In particolare, la Commissione europea ha ribadito che la normativa italiana è in contrasto con l’articolo 12 della direttiva Bolkestein, che prevede che le concessioni demaniali marittime siano assegnate tramite procedure aperte e competitive.
La procedura di infrazione potrebbe portare all’applicazione di sanzioni pecuniarie all’Italia, se il governo non adotterà entro un termine di due mesi le misure necessarie per conformarsi alla normativa europea.
Le infrazioni dell’UE sono procedure avviate dalla Commissione europea nei confronti di uno Stato membro che non rispetta il diritto dell’Unione europea. Possono essere avviate per diversi motivi, tra cui:
Le infrazioni dell’UE possono portare a sanzioni pecuniarie per lo Stato membro inadempiente. Se lo Stato membro non adotta le misure necessarie per conformarsi al diritto dell’UE, la Commissione europea può rivolgersi alla Corte di giustizia europea, che può emettere una sentenza che obbliga lo Stato membro a conformarsi.
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L’Associazione nazionale balneari italiani (Assobalneari) ha espresso “grande preoccupazione” per la decisione della Commissione europea. In una nota ha affermato che la direttiva Bolkestein “non è applicabile alle concessioni balneari, in quanto le spiagge non sono una risorsa scarsa“.
La Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna) ha invece dichiarato che “le spiagge non mancano, quindi non c’è motivo di ricorrere alle gare”. La Cna ha inoltre chiesto al governo di “allontanare la minaccia delle gare”.
Le concessioni balneari in Italia sono un settore molto importante, che rappresenta un valore economico di circa 10 miliardi di euro.
La normativa italiana prevede che le concessioni demaniali marittime siano assegnate per un periodo di 30 anni, con possibilità di rinnovo. Nel 2016, la Corte di giustizia europea ha dichiarato illegittime le proroghe automatiche delle concessioni balneari, in quanto in contrasto con la direttiva Bolkestein.
Da allora, il governo italiano ha approvato una serie di provvedimenti per cercare di conformarsi alla normativa europea, ma le associazioni di categoria dei balneari si sono sempre opposte alle gare pubbliche.
Il governo Meloni, in carica dal 2022, ha prorogato le concessioni balneari di un anno, in attesa di trovare una soluzione definitiva. Negli ultimi mesi alcuni comuni si sono adoperati in materia con soluzioni legislative temporanee (leggi qui).
La procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea complica ulteriormente la situazione, rendendo più difficile per il governo trovare una soluzione condivisa con le associazioni di categoria.
(Fonti: Commissione europea, MondoBalneare.com, Assobalneari, Cna, Movimento 5 Stelle)
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