L’accordo tra Italia e Albania per la creazione di due centri di accoglienza per migranti in Albania ha suscitato le critiche di Giovanni Manoccio. L’ex sindaco di Acquaformosa ha chiesto al Primo Ministro albanese Edi Rama di non rendersi colpevole di questo atto.
L’accordo tra Italia e Albania per la creazione di due centri di accoglienza per migranti in Albania ha suscitato le critiche di Giovanni Manoccio, presidente dell’associazione “Don Vincenzo Matrangolo” di Acquaformosa. Manoccio, che è anche un ex sindaco del borgo calabrese, ha definito l’accordo “una deportazione” e ha chiesto al Primo ministro albanese Edi Rama di non rendersi colpevole di questo atto.
In una missiva inviata a Rama, Manoccio ha ricordato che nel 2018 l’Italia aveva cercato di deportare in Albania un gruppo di migranti, ma che l’operazione era stata bloccata dall’Unione Europea. “Oggi, Signor Primo Ministro Rama, la storia è molto diversa”, ha scritto Manoccio. “L’accordo con il governo italiano guidato da Giorgia Meloni è improntato all’esempio di una vera e propria deportazione, e ricalca il modello che sta proponendo la Gran Bretagna, con la deportazione in Rwanda”.
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Manoccio ha poi criticato la scelta del governo italiano di delegittimare il sistema pubblico di accoglienza, a favore dei Centri di accoglienza straordinari (Cas). “Con questa scelta, signor Primo Ministro, lei offende anche i tanti sindaci arbëreshë che non più di qualche mese fa l’hanno accolta nei nostri paesi e che, nella maggior parte dei casi, hanno scelto il sistema Sai, gestito da cooperative o associazioni del territorio”, ha scritto Manoccio.
L’ex sindaco di Acquaformosa ha concluso la sua lettera chiedendo a Rama di “non rendersi colpevole della deportazione di persone che cercano la libertà, così come la cercavano, non più di trent’anni fa, le persone che scappavano dal Paese di cui lei è oggi Primo ministro”, ha scritto Manoccio.
L’accordo tra Italia e Albania è stato siglato il 6 novembre 2023 e prevede la creazione di due centri di accoglienza per migranti in Albania, con una capacità complessiva di 3.000 persone. I centri saranno gestiti dall’Italia e saranno destinati ai migranti salvati in mare.
L’accordo è stato criticato da diverse organizzazioni umanitarie, che lo hanno definito “una violazione dei diritti umani“.