Un presunto caso di malasanità calabrese mette nel mirino personale medico e condizioni dell’ospedale San Francesco di Paola.
È una persona avvolta nel dolore quella che oggi pomeriggio ci ha raggiunti in redazione con l’intenzione di raccontare anche alla nostra testata quello che è successo nei giorni scorsi. Ovvero le circostanze nelle quali è maturato presso l’ospedale San Francesco di Paola il decesso della madre, a 74 anni.
Le parole usate da un figlio rapito dal dolore per la perdita sono forti, almeno quanto forte è la comprensione per chi, ora, si chiede cosa sia veramente successo: la verità.
L’uomo – ci ha spiegato – annuncia querela presso le autorità preposte e sostiene che, tramite il proprio legale di fiducia, ha fatto richiesta di accesso alla cartella clinica della madre.
Presunta Malasanità Calabria: i fatti
La vicenda è riferita a una donna con problemi di salute, che non specifichiamo per ovvi motivi deontologici, per i quali è stata sottoposta a una terapia ultra decennale. Per 23 anni ha dunque assunto gli stessi farmaci che le hanno consentito di vivere una vita accettabile, tenendo sotto controllo i suoi malanni.
Nelle scorse settimane è stato però per lei necessario ricorrere al ricovero in una clinica privata del territorio per alcune complicanze dello stato di salute. Dopo un periodo di degenza con miglioramento complessivo, è stato però necessario il trasferimento all’ospedale di Paola per effettuare degli accertamenti diagnostici non possibili in clinica.
Il congiunto della donna racconta che, anche qui, le condizioni della madre si sono mantenute buone, con anche segnali di miglioramento tanto che, e siamo arrivati alla settimana scorsa, i medici del nosocomio paolano annunciano le dimissioni. “Mamma era lucida e si alimentava“, ci racconta il figlio.
Proprio il giorno indicato per l’uscita dall’ospedale e il tanto sospirato ritorno a casa, però, i medici cambiano idea: resta in ospedale. Una decisione motivata da un valore alterato riscontrato nelle analisi e che avrebbe indotto la necessità di procedere alla somministrazione immediata di una terapia aggiuntiva.
Dal giorno dopo, però, la signora ha accusato dei fastidi, apparentemente non collegati alla patologia di cui soffriva. Le successive 48 ore vedono un aggravarsi di questi disturbi e delle condizioni generali della paziente, fino al decesso.
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La denuncia dei parenti
Fin qui i fatti, scevri il più possibile da ipotesi mediche che competono soltanto ai medici, e dal coinvolgimento che l’esperienza vissuta dall’interlocutore suscita per natura e umanità.
“Ho motivi sufficienti – ci ha raccontato il figlio della deceduta – per ritenere che si sia trattato di un caso di malasanità. Appena avremo la cartella clinica ci rivolgeremo alla Procura della Repubblica di Paola. Vogliamo sapere cosa ne è stato, ad esempio, della terapia che mia madre ha seguito per 23 anni e che era stata prescritta e verificata negli anni da professionisti medici“.
Ma non solo: “Sarebbe interessante anche capire – aggiunge il nostro interlocutore – cosa ne è stato dell’umanità che ogni medico dovrebbe avere nel trattare un caso e nell’interfacciarsi con i parenti del paziente. Nelle ultime 48 ore di vita di mia madre non si è visto un medico, solo infermieri e oss molto comprensivi e pazienti. Quando abbiamo chiesto informazioni e, dopo la morte, spiegazioni siamo stati trattati con sufficienza, con fastidio“.
E infine: “Ma come si fa a tenere persone malate in una struttura come l’ospedale di Paola“? E in merito pubblichiamo un collage delle foto che lo stesso ci ha fornito.
“Denuncio a mezzo stampa – ha concluso – nonostante la certezza che questo non mi restituirà mia madre. Lo faccio perché chi di dovere prenda provvedimenti. Si devono rendere conto delle condizioni in cui è la sanità pubblica del territorio, non solo dell’ospedale di Paola. Deve farlo Occhiuto (presidente della Regione Calabria e commissario regionale della Sanità, ndr) al quale chiederò un incontro“.
Su questo presunto caso di malasanità continueremo a informare i nostri lettori consapevoli, come loro, di aver ascoltato un racconto con punti comuni ad altri uditi in passato e ai quali i cittadini chiedono di porre un freno.