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Il viaggio del prigioniero, al via progetto nel carcere di Paola

Team di volontarie delle diocesi di San Marco Argentano-Scalea, Cosenza e Oppido Mamertina-Palmi iniziano “Il Viaggio del Prigioniero” nella casa circondariale di Paola.


Ha preso il via anche nel carcere di Paola “Il Viaggio del Prigioniero” un progetto di evangelizzazione rivolto ai detenuti delle carceri italiane.

Organizzato e promosso da Prison Fellowship Italia, il progetto, preceduto da un corso di formazione rivolto ai volontari, è stato presentato sabato 29 aprile, ai detenuti.

Sei volontarie, provenienti dalle diocesi di San Marco Argentano-Scalea con Pina Tufo e Stefania Biancamano, Cosenza con Gilda Caporale, Oppido Mamertina-Palmi con Maria Chiara Valerioti, Giovanna Ortolani e Flavia Tedesco, in collaborazione con il Rinnovamento nello Spirito, si sono dati appuntamento nel carcere di Paola per lanciare il programma e una serie di attività create per promuovere il progetto, coordinato da Francesco Paolo di Turo.

Team di volontarie delle diocesi di San Marco Argentano-Scalea, Cosenza e Oppido Mamertina-Palmi

“Un gran numero di detenuti – si legge in una nota stampa diffusa dal Rns di San Marco Argentano – ha aderito e accolto favorevolmente la proposta. Un delicato e importante incontro reso possibile grazie alla disponibilità della direttrice del carcere, Emilia Boccagna che, unitamente al personale, ha accolto con entusiasmo e grande cordialità il team di volontarie.

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Il cammino si svolgerà nell’arco di otto settimane. Le volontarie incontreranno, per circa due ore, in un’aula all’interno del carcere, tre gruppi di 12 detenuti. Guidati da un manuale dettagliato e semplice, faranno conoscere la vita e le opere di Gesù attraverso il Vangelo di Marco: “Ero carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt.25,36). Il progetto, infatti, prevede che si entri in carcere a due a due come gli apostoli, che andavano in tutto il mondo a testimoniare il Messaggio d’Amore di Gesù.

Il corso porta a una scoperta altamente strutturata della persona e degli insegnamenti di Gesù (il prigioniero) e culmina nella cerimonia di laurea. Quando i prigionieri si laureano al corso, sono invitati a continuare il loro viaggio con Gesù iscrivendosi a un programma di discepolato che mira a creare relazioni con i volontari che li accompagnano in chiesa e nella comunità favorendo così il successo nella reintegrazione in società”.

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“Questo progetto, ideato da un ex detenuto per cambiare la vita dei detenuti – ha dichiarato Marcella Reni, presidente di Prison Italia – è già partito in molte altre nazioni e sta funzionando in maniera meravigliosa. Un progetto che desidera dare un sostegno spirituale ed evangelico ai detenuti e che è stato fortemente voluto anche in virtù della situazione drammatica che si sta vivendo nelle carceri attualmente”.

Prison Fellowship International è un’associazione cristiana che lavora in 112 paesi del mondo portando avanti un programma di giustizia riparativa. La sede italiana è a Roma e svolge la sua attività in tutta la penisola. L’associazione, inoltre, è patrocinata dal Ministero di Grazia e Giustizia. Già 58 suicidi, dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane, un segnale non di certo positivo. “È proprio per questi alti numeri – conclude Marcella Reni – che il Ministero ci ha chiesto aiuto per portare sostegno nelle carceri”.

I prigionieri sono intrappolati in fallimento e scelte sbagliate che li hanno condotti in giri criminali.

La crudeltà dell’ambiente che frequentano provoca pericolo, isolamento e perdita dell’identità. Cercare e trovare una direzione spirituale li aiuta a sopportare e dare un senso alla loro situazione e a ottenere una misura della speranza che possono ottenere. Sono numerosi i benefici osservati da quando Il Viaggio del Prigioniero ha avuto inizio nel 2014 a livello internazionale, che ha visto ridurre la violenza in carcere, insegnare la responsabilità delle proprie azioni e condurre scelte di vita migliori, soddisfare bisogni spirituali e cercare di risolvere il malcontento, offrire un’ideologia concorrenziale che attenziona la vita piuttosto che la morte, creare un percorso di riconciliazione.

Redazione

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