Tiberio Bentivoglio all’Istituto comprensivo di Santa Maria del Cedro. Il testimone di giustizia ai ragazzi: “Lo studio rende liberi”.
Il testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio ai ragazzi del Borsellino: “Lo studio rende liberi e la cultura è la nostra forza”.
Questa mattina, venerdì 24 marzo 2023, all’Istitituto comprensivo di Santa Maria del Cedro si è tenuto un incontro con il coraggioso l’imprenditore reggino per dire ancora una volta “No alla ‘ndrangheta”.
L’iniziativa, voluta dalla dirigente Patrizia Granato, coordinata dal referente scolastico per la legalità, Francesco Manenti, si è svolta nella sede centrale di via Lavinium, in occasione della Giornata nazionale della memoria in ricordo delle vittime della mafia.
Presente anche il sindaco di Santa Maria del Cedro Ugo Vetere, che da tempo tiene alta la bandiera della lotta contro la criminalità organizzata e spesso partecipa ad iniziative di formazione culturale promosse dall’Istituto Borsellino.
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“Attività – fa sapere la scuola – che rientra nel percorso formativo, per la diffusione della cultura della legalità tra le nuove generazioni, avviato dall’istituto scolastico.
L’appuntamento di oggi ha offerto agli studenti la possibilità di ascoltare e dialogare con Tiberio Bentivoglio, primo imprenditore calabrese dissidente verso la mafia.
Un racconto costruito anche intorno alla presentazione del suo ultimo libro, C’era una volta la ‘ndrangheta, (Edizioni Del Sole) in cui l’autore illustra le vicissitudini, tra intimidazioni, minacce e attentati, che ha dovuto fronteggiare dopo la sua coraggiosa decisione di dire no al pizzo, imposto dalla ndrangheta reggina e scegliere la dignità e la legalità.
Bentivoglio racconta il suo continuo e costante no al sopruso, alla violenza, all’odio, sottolineando il suo si alla dignità, all’amore.
Quella di oggi – si legge nella nota stampa dell’istituto Borsellino – è stata una lezione di legalità che ha fortemente stimolato gli studenti, interessati a conoscere le difficoltà in cui si trovano imprenditori calabresi che non intendono chinare il capo e cedere ai condizionamenti del fenomeno mafioso, particolarmente attivo in molte zone della Calabria.
Curiosità, voglia di sapere, spirito di partecipazione hanno caratterizzato i numerosi interventi di tanti studenti ormai abituati dalla scuola a misurarsi con questa piaga calabrese”.
“Non mi considero un eroe – ha detto Bentivoglio ai ragazzi – denunciare il pizzo non ha nulla di eroico. Denunciare è l’atto dovuto alla nostra democrazia. La mafia è un male endemico ma prima di arrendersi all’idea che sia incurabile dobbiamo spostare l’attenzione su quanto stiamo facendo per sconfiggerla. Le denunce per la richiesta del pizzo sono esigue ma se ce l’ho fatta io possono farlo anche altri. Tanto potete fare anche voi giovani, armati di libri, conoscenza e consapevolezza”.
Nel tempo la lotta ultratrentennale di Bentivoglio ha trovato terreno fertile nell’associazione Libera che, alla presenza di don Luigi Ciotti, nel 2010 ha battezzato l’iniziativa antiracket ReggioLiberaReggio che oggi raccoglie e supporta circa 90 imprese reggine.