EDITORIALE – Riunione delle amministrazioni comunali del territorio dopo l’atto intimidatorio a Preite. La ‘Ndrangheta c’è e si vede. Chiamiamo i problemi con il loro nome e ognuno scelga da che parte stare.
‘Ndrangheta: si chiama così. È questo che c’è dietro alla scia di episodi delittuosi che si sono recentemente verificati sul Tirreno cosentino, da ultimo l’incendio di tre autobus di linea della ditta Preite a Diamante (qui la notizia).
Precedentemente – solo per citare un altro episodio – qualcuno ha fatto esplodere una bomba davanti al portone della sala mortuaria della Clinica Tirrenia Hospital (Ex Tricarico) di Belvedere Marittimo (leggi qui), una quota della quale è proprio del gruppo Preite.
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Solo due episodi, che ci raccontano una cosa: nell’era delle mafie in giacca e cravatta, propense a fare business con grandi capitali piuttosto che con la violenza, qui la seconda strada è ancora una opzione valida.
Perché non c’è nulla di accidentale dietro una bomba o – da quanto trapela – dietro l’incendio di tre autobus di quelli che portano i nostri figli a scuola. Sono gesti che un uomo comune come molti di noi non compie. È la ‘Ndrangheta, appunto, che fa così. Su questo – credo – non ci siano dubbi. E chiamare i problemi col proprio nome non fa mai male.
Oggi a Diamante si è tenuto quindi un incontro tra i rappresentanti delle amministrazioni comunali del territorio su invito del primo cittadino Ernesto Magorno. Si è analizzato lo stato delle cose e – ancora una volta – è emerso che il nostro è un territorio sguarnito di forze dell’ordine. Quattro encomiabili gatti a combattere un mostro.
Si è anche posta l’attenzione sulla necessità di incrementare la diffusione a scuola della legalità come valore fondante della nostra società.
Illegalità, fatti gravi, problematiche: sembra che la parola ‘Ndrangheta non emerga mai, ma se volgiamo è anche istituzionalmente corretto: si lavora su ipotesi nel silenzio che le indagini pretendono e meritano.
Eppure si chiede apertamente che a “una grande iniziativa coinvolgendo tutte le scuole, le associazioni e le componenti della società civile del territorio” da organizzare presenzi Nicola Gratteri, il procuratore antimafia della Calabria. Giusto chiederlo, è una buona idea.
Chiesto infine che una opportuna riunione straordinaria del Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza, si tenga sul territorio piuttosto che in prefettura a Cosenza “al fine di dare un concreto e forte segnale ai cittadini del comprensorio”.
Ben vengano tutte queste iniziative su un problema del territorio, quello della ‘Ndrangheta, che è affliggente per le nostre aspirazioni tanto quanto le carenze nella sanità, nelle infrastrutture, nel lavoro e così via.
E che ci sia ampia partecipazione. Perché non conta quanta polizia ci sia in giro, quanti tavoli istituzionali si organizzeranno o quali simboli si ostenteranno. Oggi come ieri, qui, conta che ognuno scelga da che parte stare.
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