Sigilli al centro commerciale più grande della Calabria e altri beni anche di lusso. Indagini Dda collegate a inchiesta Andromeda, in fase di giudizio.
Beni per oltre 800 milioni di euro, riconducibili ai Perri, tre fratelli imprenditori di Lamezia Terme, attivi nel settore della grande distribuzione alimentare e proprietari di uno dei centri commerciali più grandi della Calabria, sono stati sequestrati oggi dalla guardia di finanza
Si tratta di una operazione dell’Antimafia di Catanzaro e del comando provinciale delle fiamme gialle con la collaborazione del Servizio centrale Investigazione sulla criminalità organizzata di Roma che hanno eseguito un provvedimento del tribunale di Catanzaro – Ufficio Misure di Prevenzione.
Il sequestro, finalizzato all’applicazione della confisca prevista dal Codice Antimafia, ha interessato 22 complessi aziendali, comprendenti:
“Si tratta di un provvedimento di natura cautelare – informano le fiamme gialle -, adottato ex art. 20 d.lgs. 159/2011, dal Tribunale di Catanzaro nell’ambito del procedimento di prevenzione avviato con la proposta di applicazione della misura di prevenzione personale e di quella patrimoniale della confisca, sulla base delle complesse indagini di natura economico-patrimoniale svolte, anche con l’ausilio di sofisticati software, ad opera degli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo calabrese, volte a verificare la provenienza dell’ingente patrimonio riferibile ai destinatari del provvedimento e la sproporzione rispetto ai redditi dichiarati e alla attività lavorativa.
Il procedimento di prevenzione, volto alla verifica della sussistenza dei presupposti per l’applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale, è ancora in corso.
Le investigazioni riguardano le vicende patrimoniali e imprenditoriali della famiglia di origine dei tre
imprenditori, fin dagli anni ‘80, e si sono avvalse anche delle risultanze investigative del p.p. n. 1002/2014 RGNR (già N. 1110/2009 RGNR), convenzionalmente denominato Andromeda, ancora pendente in fase di giudizio anche nei confronti di uno dei tre imprenditori interessati dal provvedimento di sequestro di prevenzione, al quale è contestato anche il delitto di cui all’art. 416bis c.p.
Parte dei beni oggetto del sequestro di prevenzione era stata già interessata, nell’ambito del richiamato
procedimento penale, dal sequestro preventivo, successivamente revocato”.
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