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San Sago, il sindaco di Tortora ha scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Illustrata al Capo dello Stato la vicenda dell’impianto smaltimento rifiuti nella Valle del Noce. “Le chiedo aiuto”.


Egregio Presidente sono qui a chiederle un aiuto, un grido di allarme per salvare la nostra terra da danni ambientali irreversibili, difendere la salute di tutti i cittadini e l’economia reale del nostro territorio che permette agli operatori economici, proprietari residenti e turisti di non abbandonare questa terra e salvaguardare le proprie attività realizzate con i sacrifici di una vita“.

Sono alcune delle parole utilizzate da Toni Iorio, sindaco del Comune di Tortora, in una lettera indirizzato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e incentrata sull’ormai nota vicenda San Sago.

Nella località tortorese, a due passi dal fiume Noce, esiste un impianto per lo smaltimento di rifiuti speciali, pericolosi e non, tra i quali il percolato da discarica. Dopo essere stato a lungo chiuso a seguito di un sequestro dell’autorità giudiziaria per reati ambientali (accertati ma prescritti nel corso di un processo, ndr), ora è in procinto di riprendere l’attività.

“Come posso io rappresentare le istituzioni – scrive Iorio al Presidente della Repubblica – se nel territorio da me amministrato succede tutto questo, con il rischio che sarà addirittura autorizzato un impianto di rifiuti pericolosi in un sito non idoneo“?

Tortora e il territorio della Valle del Noce si stanno battendo per la revoca delle autorizzazioni ambientali, dopo che la Regione Basilicata ha espresso un parere favorevole alla ripresa delle operazioni di smaltimento, come abbiamo riportato in un nostro articolo.

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La protesta ha previsto anche una marcia di protesta per chiedere la delocalizzazione del sito industriale e in quella occasione Iorio ha fatto una promessa ai presenti, ribadendola anche nella missiva inviata a Mattarella.

“In questi giorni, dal profondo del cuore e con forte senso di responsabilità – scrive infatti Iorio – ho fatto una promessa a miei cittadini pubblicamente, dicendo loro che se questo impianto dovesse riaprire non voglio essere il complice di un disastro ambientale e non mi sentirò più in grado di far parte delle istituzioni e che per tale motivo consegnerò la fascia tricolore ai presidenti delle Regioni Basilicata e Calabria“.

Inoltre, nella sua lettera il primo cittadino tortorese ha anche ricordato la storia di Stefano Caccavari. Ovvero, il giovane imprenditore di San Floro, in provincia di Catanzaro, che proprio da Mattarella è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica per avere, con le sue iniziative condivise, protetto grani antichi e arginato gli effetti di una discarica di rifiuti.

“A San Floro – spiega ancora il sindaco di Tortora – la mobilitazione della popolazione ha bloccato l’apertura di un impianto di rifiuti pericolosi e oggi in quel posto si trova un azienda agricola, fiore all’occhiello della comunità che offre opportunità di occupazione con un progetto di recupero della tradizione e difesa del territorio.

Allora mi chiedo come sia possibile parlare nel mio comune di riapertura di un impianto di
rifiuti pericolosi e non, gestito dalla stessa società costituita da imputati che sebbene siano stati assolti, relativamente alle prescrizioni Aia sono stati ritenuti colpevoli e che nella diversità di ruoli agivano in tempi diversi ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso“?

Redazione

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