Processo San Sago: in tre erano finiti alla sbarra per i reati ambientali accertati dalla guardia di finanza nel 2013 nel sito tortorese.
Debora Plastina, Raffaele Cavaliere e Agostino Gallo sono stati assolti dai reati loro contestati a riguardo della gestione dell’impianto di depurazione di località San Sago.
Al centro dell’indagine e del procedimento conclusosi nei giorni scorsi in tribunale a Paola, c’era l’attività del depuratore.
L’impianto avrebbe ricevuto per diversi anni ingenti quantitativi di rifiuti liquidi nella maggior parte costituiti da percolato.
L’accusa della magistratura è che non sarebbero state adottate nella conduzione tutte le cautele necessarie ad evitare la perdita anche accidentale o l’abbandono dei rifiuti, tra l’altro in fase di movimentazione o trasporto.
In particolare si sarebbe consentito al fango proveniente dalla stazione di disidratazione di tracimare durante il suo caricamento. Sarebbe stato poi omesso di comunicare alla Provincia di Cosenza le prescritte comunicazioni mensili relative alla quantità di rifiuti ricevuti e trattati presso l’impianto.
I rifiuti sarebbero quindi stati smaltiti nel torrente Pizzino non adeguatamente trattati. Dal torrente Pizzino sarebbero poi finiti nel fiume Noce e infine a mare.
Tra i reati contestati anche quello di aver esposto la cittadinanza a gravissimi e concreti pericoli.
Gli imputati erano difesi dagli avvocati Pierfrancesco Perri e Giuseppe Belvedere che sono riusciti a dimostrare “l’insussistenza dell’ipotesi di accusa” producendo tra l’altro una serie di atti estrapolati da una indagine parallela all’epoca condotta dalla Procura di Lagonegro.
“Dalla stessa è emersa – affermano i due legali – l’assoluta legittimità dell’operato degli imputati nella gestione dell’impianto.
Le relazioni dell’Ispra e dell’Arpa Basilicata tra l’altro hanno certificato, mediante analisi, l’ottimo stato di salute del Noce”.
Una sentenza accolta con molta soddisfazione da Debora Plastina dopo un calvario durato otto anni.