Spartizione delle risorse tra tutte le ditte partecipanti alle gare pubbliche. Bruni: “Il Gip ha riconosciuto l’esistenza dell’associazione”.
Secondo la procura di Paola una presunta loggia massonica condizionava l’aggiudicazione degli appalti sul Tirreno cosentino, ma anche nella confinate Basilicata.
Nel sistema, non di certo nuovo, sono contenti tutti: chi vince e chi perde le gare pubbliche. L’accordo, è stato ipotizzato, era totale tra le ditte partecipanti e il “bottino” veniva equamente diviso.
Un nuovo step, dunque, dell’inchiesta sull’esistenza di una loggia massonica deviata, si è registrato questa mattina con l’operazione condotta dai carabinieri che hanno notificato 6 misure cautelari. Due persone sono finite ai domiciliari. Complessivamente le persone indagate sono 16.
E tra essi ci sono amministratori e funzionari comunali oltre a imprenditori e progettisti.
Le avvisaglie, sul territorio, si erano avvertite a gennaio scorso. Il tutto in continuità con la direzione data sin dal suo insediamento dal procuratore capo di Paola, Pierpaolo Bruni: colpire il malaffare nei municipi del territorio.
Come è stato ribadito oggi in conferenza stampa, i reati ipotizzati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la Pubblica Amministrazione, alla turbata libertà degli incanti e fino alla turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
Dopo le perquisizioni di gennaio, per il gruppo di indagati “il Gip ha riconosciuto l’esistenza dell’associazione“, ha detto Bruni.
Potrebbero comunque esserci ulteriori risvolti dal momento che è stato reso pubblico che le misure cautelari sono state richieste, ma non concesse, nei confronti di altri soggetti, tra amministratori e imprenditori.
Inoltre, “al momento – ancora Bruni – non ci sono elementi per avanzare richieste cautelari in relazione alla violazione della Legge Anselmi“.
La guardia di finanza indaga dal 2020 e ha reso noto che nel loro mirino sono finiti 6 appalti indetti da diversi comuni dell’Alto Tirreno cosentino e un ente della provincia di Potenza, per un volume d’affari di circa 300mila euro.
Gli investigatori hanno riscontrato condotte illecite, in particolare, del responsabile dell’ufficio Tecnico di Belvedere Marittimo con la complicità di imprenditori e professionisti dello stesso comune.