30 euro per rinnovo patente, 20 per il rilascio o per il porto d’armi. Complici scuole guida e disbrigo pratiche auto. Un certificato anche per aggiustare la barca.
30 euro per un rinnovo della patente, 20 per il semplice rilascio o per un porto d’armi.
Mario Russo, il “Re Nudo” dell’inchiesta dell’omonima operazione dell’antimafia calabrese e della Procura di Paola, secondo gli investigatori era anche il dominus del falso certificato, seduto sulla comoda poltrona dell’Ufficio Patenti dell’Asp di Cosenza, nella sede di Scalea.
Oltre ad essere – come abbiamo scritto – anche il padre padrone della commissione dell’Asp di Cosenza per l’accertamento dell’invalidità e dell’handicap, nella sede di Diamante.
Sempre gli investigatori affermano che gestiva un vero e proprio oligopolio, un mercato per pochi venditori, del servizio di rinnovo patenti nei comuni dell’Alto Tirreno cosentino.
E lo faceva con imprenditori del ramo scuola guida o disbrigo pratiche auto, gli altri “pochi” ammessi al sistema.
Alcuni di loro sono stati arrestati e posti ai domiciliari dai carabinieri della compagnia di Scalea su ordine del Gip.
Si tratta di Massimiliano Marino (con attività imprenditoriale a Scalea, ritenuto anche promotore e organizzatore), Paolo Marino (Scalea), Nicola Oliveto (Praia a Mare), Massimo Baldo (Santa Maria del Cedro), Giuseppe Pintozzi (Maratea, in provincia di Potenza).
La procura di Paola, agli occhi del Giudice per le indagini preliminari, dipinge un quadro molto preciso.
Grazie al loro accordo, Russo e gli imprenditori puntavano a rendere inutile l’Ufficio Patenti dell’Asp di Cosenza, sede di Scalea.
In definitiva ostacolavano addirittura la conoscenza da parte dei cittadini dell’esistenza dell’ufficio pubblico al quale rivolgersi per ottenere di diritto il rinnovo della patente tramite il pagamento di due bollettini per un totale inferiore ai 30 euro e, ovviamente, due foto, un documento di identità e la tessera sanitaria.
Invece, facevano in modo che molti cittadini ignari (altri collusi, come vedremo in seguito, ndr) si rivolgessero ai privati, esclusi quelli che non si allineavano.
Inoltre, facevano in modo di evitare gli obblighi di legge come la visita di idoneità psicofisica e il pagamento di tasse e imposte di registro, sviando al tempo stesso gli accertamenti dell’autorità giudiziaria e amministrativa abusando degli strumenti informatici della Pubblica amministrazione.
Gestivano, quindi, la compravendita dei rinnovi e di altri atti pubblici imponendo anche il tariffario fisso per quelle che poi in realtà si configurano come tangenti.
Questo il quadro dipinto dagli investigatori per un sistema che è stato accertato a partire dal 2016, ma chissà da quanto tempo esisteva.
I gestori delle autoscuole e dei disbrigo pratiche auto raccoglievano i “clienti” mentre Mario Russo, come medico certificatore, inseriva nel sistema telematico della Direzione generale della Motorizzazione civile visite mediche false, mai effettuate per il rinnovo delle patenti di guida.
Periodicamente poi, i privati andavano a Scalea da Russo – hanno accertato i carabinieri – e gli consegnavano i soldi. Come detto, 30 euro per ogni rinnovo di patente comprensivo di falsa visita medica, falso pagamento del ticket sanitario e redazione del rinnovo stesso. Porto d’armi e rilascio patente a 20 euro.
Ma dalle indagini è emerso anche che parte degli illeciti avvenivano direttamente in ambito Asp, con il coinvolgimento anche di Antonia Coccimiglio ed Eugenio Vitale, anche loro in carcere come Russo, di cui abbiamo già detto in altro articolo di approfondimento (clicca qui).
Secondo gli investigatori Coccimiglio e Vitale collaboravano alla realizzazione di false dichiarazioni sostitutive di certificato anamnestico, ovvero l’atto che contiene importanti informazioni sullo stato di salute generale di una persona.
È attraverso questi certificati che alcune persone ottenevano il rinnovo della patente nonostante patologie anche gravi. In alcuni casi, ad apporre la firma sulle dichiarazioni sullo stato di salute erano i parenti dei beneficiari.
Tutto è lecito, pur di ottenere un ritorno. Quando non è direttamente economico si trova il modo di concretizzarlo diversamente.
È esemplare il caso accertato dai carabinieri in cui Mario Russo si impegna per il rinnovo a favore di un noto titolare di rimessaggio barche del territorio, per poi chiedere promesse di trattamenti economici di favore per lavori di manutenzione alla sua barca.