LOSCRIVITU’ ||| “L’operazione della procura di Paola ripone al centro il tema della legalità” dice Mimma Iannello della Cgil.
DI MIMMA IANNELLO*
Quando nell’agosto del 2017 la Cgil del Tirreno intervenne sull’inchiesta della Procura di Paola che portò alla notifica di due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di componenti della Commissione Invalidi Civili di Diamante, successivamente condannati, auspicava che la stessa procura indagasse e compisse “il suo corso a 360° per verificare l’integrità dell’agire dell’intera Commissione” e chiedeva “ la nomina ex novo dell’intera Commissione” per assicurare ai cittadini il funzionamento e la credibilità della sua funzione.
La Cgil percepiva già allora che attorno a pezzi consistenti di apparati della pubblica amministrazione, e nella fattispecie della Commissione invalidi dell’Asp di Cosenza, si consumavano arbitrii e pratiche deplorevoli a danno dell’ente e dei cittadini che, nel bisogno di affermare propri diritti, si trasformavano in vittime e concussi.
L’inchiesta “Re nudo”, condotta brillantemente dalla Procura di Paola guidata dal Procuratore Pierpaolo Bruni e dal comando dei carabinieri di Scalea, su input di atti trasmessi dal Procuratore della Dia di Catanzaro Nicola Gratteri nell’ambito dell’inchiesta Plinius 2, svela un oliato “modello corruttivo e concussivo” in cui l’esercizio di ruoli e funzioni pubbliche venivano piegate ad interessi a scopo di illecito arricchimento personale e di costruzione del consenso elettorale attraverso la pratica dello scambio.
Una palude di interessi, di reati, di corrotti e corruttori che, da Diamante a Praia a Mare, passando per Scalea, nello sprezzo di ogni principio etico, ha condizionato negli anni la corretta e trasparente condotta di un pezzo di amministrazione pubblica da cui discendono diritti assistenziali di particolare rilevanza per tanti cittadini e famiglie.
Nelle 1.116 pagine dell’ordinanza del Gip sono racchiuse le tante ragioni dei reati contestati ai 101 indagati, delle 14 misure restrittive, delle sospensioni dai pubblici uffici, del divieto di esercizio a note attività imprenditoriali, degli imponenti sequestri cautelari.
Un coacervo di interessi che si dipanava nella disinvoltura interpretativa di funzioni pubbliche e del potere politico nel piegare i bisogni e le attese dei cittadini in una dinamica perversa e oscurantista di profitto e di costruzione del consenso elettorale.
Ferma restando l’innocenza degli indagati sino a sentenza ultima, è evidente quanto, per la mole degli elementi indiziari prodotti dalla Procura, l’inchiesta Re Nudo abbia toccato le corde di un sistema corruttivo pervasivo di cui il filone sanitario continua a essere al centro degli interessi che muovono sul territorio.
La Cgil, nell’apprezzare il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine impegnate nell’azione di bonifica del territorio, ne auspica l’allargamento su ogni fronte della costa tirrenica dove un diffuso modello “Re Nudo” potrebbe aver diramato i suoi tentacoli.
L’ampiezza del coinvolgimento di pezzi della pubblica amministrazione territoriale, di attuali assessori comunali ed ex sindaci, di funzionari pubblici e figure varie, pone al mondo delle istituzioni, della politica e della rappresentanza sociale, l’obiettivo di come si rafforzano gli anticorpi per impedire il dilagare di fenomeni corruttivi così pervasivi e così inquinanti dell’esercizio democratico del voto così dissolutamente ancorato all’esigibilità di diritti ed al bisogno di lavoro.
Non è casuale se la Cgil, nell’ultima tornata amministrativa, nella Piattaforma sottoposta all’attenzione dei candidati a Sindaco, abbia posto al centro dell’azione politica e della scelta degli elettori, i temi della legalità e della buona amministrazione quale priorità di ogni azione.
Un tema su cui si registrano troppi silenzi e troppe compiacenze da abbattere e non solo dall’azione della magistratura.
*responsabile Cgil Alto Tirreno