Russo, Vitale e Coccimiglio avevano uno stratagemma collaudato fatto di visite mediche mai eseguite e tangenti. E i cittadini collusi intascavano.
Sul Tirreno cosentino ottenere una pensione di invalidità o inabilità senza averne diritto, con annessi vantaggi economici, è un gioco da ragazzi.
In fondo non ci vuole molto. Un po’ di pelo sullo stomaco che disperda quei crampi dati dal senso di colpa nell’ottenere soldi che non spettano e a discapito della collettività.
Magari a danno del tuo vicino di casa stesso, che invalido lo è davvero, ma non tiene “Santi in Paradiso“.
Questo. E anche saper bussare alla porta giusta. Come quella della commissione dell’Asp di Cosenza per l’accertamento dell’invalidità e dell’handicap, nella sede di Diamante.
Qui “abita” il Re Nudo. Non quello della fiaba di Hans Christian Andersen.
Ma quello dell’omonima operazione dell’antimafia calabrese, della Procura di Paola e della compagnia dei carabinieri di Scalea che, ieri, ha portato ad arresti, inibizioni professionali e imprenditoriali e sequestri di beni, smascherando un vizio brutto della sanità del territorio.
Quale sia questo vizio dovrebbe essere cosa ben nota a chiunque legga, ma per sicurezza diremo che è, niente più niente meno, una delle principali cause dei mali calabri.
Ovvero quella funzione pubblica che da servizio (tra l’altro già di per sé ben retribuito!) si trasforma in occasione di illecito arricchimento, oltre che di accrescimento del potere personale e sociale.
Cosa che se sei in politica, come il Re Nudo Mario Russo, serve. E non poco. Le vittime di funzionari pubblici infedeli e indegni e di cittadini complici, manco a dirlo, sono i “poveri cristi” che lamentano la mancanza di sanità sul territorio.
Tra loro, tanti disoccupati pur se qualificati, e giovani “scappati” per mancanza di lavoro. Perché il lavoro (estremamente ben retribuito già di per sé!) se lo beccano personaggi come i principali protagonisti di questa vicenda.
Il Re Nudo Mario Russo, noto soprattutto per essere stato anche sindaco di Scalea, presidente della commissione invalidità dell’Asp a Diamante, Antonia Coccimiglio, la segretaria, e il dipendente responsabile delle pratiche Eugenio Vitale.
A volte insieme, ma altre volte anche con gli ultimi due in apparente autonomia, e con il coinvolgimento sporadico di altri componenti della commissione, attestavano falsamente invalidità che consentivano ingiustamente l’erogazione di pensioni di invalidità e accompagnamento, con ratei mensili e comprensive degli arretrati.
Per farlo, si accordavano con chi voleva ottenere il beneficio pur non avendone diritto e falsificavano i documenti necessari, come la decisiva visita di accertamento. A essa, nei casi documentati dagli investigatori, il richiedente non si presentava e i tre redigevano un falso verbale, includendo anche la presenza degli altri componenti della commissione stessa, presumibilmente a loro insaputa.
La falsa attestazione, in altri casi, ha riguardato anche visite a domicilio mai realmente eseguite.
In altri casi – è stato accertato – si riusicvia a modificare la percentuale di invalidità dei soggetti interessati alla truffa, a ottenere i benefici della cosiddetta legge 104 per l’assistenza alle persone handicappate e persino, in un caso, un collocamento mirato in ambito lavorativo.
È documentata una circostanza nella quale – ancora gli inquirenti – Mario Russo si preoccupa della pratica di una sua amica, mentre per legge avrebbe dovuto astenersi.
E poi ci sono le tangenti. Se in alcuni casi che emergono dalle indagini si parla di “promesse di denaro” non meglio quantificato strappate ai parenti degli interessati, ci sono anche alcuni casi in cui emerge un prezziario per prestazione.
1500 o anche 2000 euro per “spingere” pratiche che altrimenti avrebbero potuto arenarsi a Cosenza, o almeno così riferivano gli indagati.
Soldi. Come quelli che comunque i cittadini collusi ottenevano indebitamente. Si parla di somme quantificate dagli investigatori che variano dai 10 ai 20 mila euro, tra ratei di pensione e arretrati.
Ma in un caso si va oltre i 40 mila euro. Grazie a un falso verbale di riconoscimento di invalidità, conseguente a una visita medica mai effettuata, imbastito da Coccimiglio e Vitale sotto la regia di Russo – sostengono gli investigatori – una 80enne otteneva una indennità di accompagnamento per 43.189,73 euro, con rate mensili da 1.167 euro e arretrati ancora da quantificare.
Vitale e Coccimiglio – lo ricordiamo – nel 2017 (stesso periodo di queste indagini) erano stati arrestati in flagranza dai carabinieri. Erano intenti a incassare una tangente da due anziane di Diamante, proprio per una di quelle “spinte” che necessitavano alla pratica.
Ma, in quella occasione, le due donne avevano denunciato tutto ai carabinieri, con i quali avevano concordato uno scambio controllato della tangente ai due.
Esattamente quello che avrebbero dovuto fare anche anche altri cittadini.