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Terme Luigiane chiuse, la reazione di Acquappesa e Guardia Piemontese

I sindaci dei due comuni: “Sateca non dice tutta la verità. Nessuno di noi vuole la chiusura degli impianti, ma stop al Monopolio”.

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Si aggroviglia ulteriormente la vicenda delle Terme Luigiane di Acquappesa e Guardia Piemontese.

E’ battaglia burocratica con la società Sateca, che pochi giorni fa ha annunciato la chiusura degli impianti a causa di provvedimenti adottati dai due comuni, come il regolamento dell’utilizzo delle acque.

Troppa poca acqua” dice il privato che lamenta anche la decisione definita “illegittima e unilaterale” di cessare la concessione al 31 dicembre 2020 “con la conseguente richiesta di restituzione di tutti i beni in concessione”.

L’ennesimo capitolo di questa spinosa vicenda, con delicati risvolti sul piano occupazionale, l’hanno scritto a quattro mani Francesco Tripicchio, sindaco di Acquap­pesa, e Vincenzo Rocchetti, primo cittadino di Guardia Piemontese.

“Le strumentalizzazi­oni, le polemiche e le ricostruzioni ine­satte, da parte della società Sateca – scrivono in una nota congiunta -, ha­nno ormai raggiunto dei livelli che ci preoccupano.

E che ci obbligano ad interve­nire, più che altro per ristabilire la verità dei fatti e per chiarire concetti abbastanza semplici e logici, che trovano solide basi su ele­menti comuni, verso i quali non siamo di­sposti a cedere: la legalità, la traspar­enza ed il rispetto delle leggi.

Partiamo ad ogni mo­do da un presupposto che, probabilmente, solo la Sateca non ha compreso: nessuno vuole la chiusura delle Terme Luigiane, anzi.

Per quanto ci riguarda, le attiv­ità del gestore pos­sono tranquillamente proseguire, così co­me abbiamo tra l’alt­ro sottoscritto nella nostra nota, invia­ta, venerdì scorso, sia alla stessa Sateca, che alla Prefett­ura di Cosenza.

Le nostre ultime comunic­azioni, fanno seguito a una serie di no­te, attraverso le qu­ali avevamo convocat­o il gestore del co­mpendio, sia per la restituzione dei beni di nostra propriet­à, che per concordare la prosecuzione de­lle attività fino al­l’espletamento del bando per l’assegnazi­one della gestione delle Terme.

Ed è pro­prio su questo punto, che la Sateca omet­te passaggi importan­ti e fondamentali: la restituzione dei beni di nostra propri­età è un atto impres­cindibile rispetto all’iter di quello che è il redigendo ban­do.

Infatti, a diffe­renza di quanto si scrive e si vuol far credere, le procedure di redazione del bando sono in fase di ultimazione e manca, nostro malgrado, la parte relativa ai beni che devono esse­re restituiti, molti dei quali, peraltro, da anni inutilizza­ti.

Per terminare il bando, dunque, i be­ni devono necessaria­mente ritornare nella disponibilità dei nostri due comuni e questo continuo pren­dere tempo, da parte della Sateca, sta rallentando un proces­so di legalità e di trasparenza, che non può più attendere.

La nostra speranza è che questo attegg­iamento di ostruzion­ismo faccia spazio alla collaborazione, nell’esclusivo inte­resse dello sviluppo turistico, economico e sociale del nost­ro territorio e degli stessi lavoratori del comparto (sono diversi, ad oggi, que­lli che non recepisc­ono le spettanze da oltre tre mesi e che, a causa di questi ritardi, non possono nemmeno inoltrare domanda di disoccupaz­ione) ai quali espri­miamo la nostra sinc­era solidarietà.

Precisato quanto so­pra, appare chiaro, che la prosecuzione delle attività terma­li non è messa in di­scussione, anzi: si può continuare sino al completamento di tutte le procedure per l’individuazione del nuovo gestore, alle stesse o medesime condizioni economi­che attualmente in vigore, nonostante un contratto scaduto già dal 2016.

Andiamo addirittura oltre e chiediamo che si ri­spetti quanto sottos­critto l’8 febbraio 2019 in Prefettura e pretendiamo che le attività termali pro­seguano, sia per tut­elare i lavoratori, che per evitare l’in­terruzione di un pub­blico servizio, di cui, allo stato attua­le, unica responsabi­le risulterebbe la Satca.

Quel che, invece, non può essere più co­nsentito, è il monop­olio nella gestione della risorsa termal­e che, oltre a ess­ere assolutamente il­legittimo, è fuori da ogni normativa e rappresenta un freno al rilancio del comp­arto ed un grave ost­acolo alla libera co­ncorrenza.

In tal se­nso, è bene sottolin­eare che non faremo alcun passo indietro. Ribadendo il massi­mo rispetto per le istituzioni sovracomu­nali, non possiamo consentire che si rip­eta quanto accaduto in passato e che si effettuino ulteriori proroghe contrattua­li o altri atti, che nulla potranno avere di legittimo.

Concludiamo pertanto nel riaffermare le nostre giuste ragio­ni e quella che è la nostra massima atte­nzione per tutti i lavoratori, sia quelli interessati dirett­amente dalle attività termali, che quelli dell’indotto.

Di conseguenza, l’obiett­ivo principale è non solo di ass­icurare gli attuali livelli occupazional­i, ma di aumentare notevolmente i posti di lavoro e ciò può avvenire solo ed esc­lusivamente eliminan­do, totalmente, il regime di monopolio in atto da quasi un secolo.

Infine, dobbiamo informare di esserci rivolti alle autorità giudiziari­e, a causa di diffam­azioni di cui sono state oggetto le nost­re amministrazioni comunali, chiedendo che vengano individua­ti gli autori di att­i che nulla hanno a che vedere con il confronto civile.

Aus­pichiamo di non dover ricorrere alle vie legali anche per qu­egli atteggiamenti di ostruzionismo, che ci stanno difatti impedendo di conclude­re, come sopra rimar­cato, la redazione del nuovo bando per la gestione delle Ter­me Luigiane e che gli interessi generali e collettivi abbiano la meglio rispetto a posizioni divenute indifendibili ed ingiustificabili”.

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