La dirigente dell’Istituto comprensivo locale Anna Maria De Luca scrive ai genitori sulle vicende della mensa e delle assunzioni di nuovi docenti.
La scuola mette l’amministrazione comunale di Fuscaldo sotto accusa.
Non ha attivato la mensa scolastica e ha vanificato l’assunzione di 18 docenti.
In una lettera aperta ai genitori, Anna Maria De Luca, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo di Fuscaldo chiarisce alcuni punti della vicenda.
“In quanto dirigente scolastico ho previsto di assumere 18 docenti oltre ai 30 che ho già assunto, non è stato il Comune e tantomeno il sindaco.
Non è certo il Comune che paga i docenti quindi dire ‘avevamo previsto‘ è assolutamente improprio.
Non c’è stata alcuna concertazione, il Comune non c’entra nulla.
In seguito alla divisione delle classi numerose in gruppi classe, come ben sapete, per il distanziamento Covid, si è reso necessario avere più docenti.
È una operazione fatta con il Ministero e non certo con il Comune. È stato il Miur nella sua articolazione centrale e territoriale a inviarmi i 700mila euro che ho richiesto per procedere alle assunzioni.
Al Comune ho solo chiesto di darsi una mossa per attivare, come suo dovere, la mensa comunale, cosa che non è stata fatta e che mi ha pertanto tolto la possibilità di assumere i docenti che io, e non certo il Comune, avevo previsto per il pomeriggio”.
La nota del del 29 ottobre 2020 è stata riscontrata dagli uffici comunali solo il 4 novembre.
“Si riferisce ad una nota a mia firma inviata per esasperazione di fronte a mesi di continuo silenzio sul tema mensa.
Nella stessa ho scritto che non potevo tenere ferme in eterno le cifre per assumere i docenti del pomeriggio e che quindi era necessario che il Comune si desse una mossa e che mi dicesse pertanto in quale data avrebbe (o non avrebbe) fatto iniziare la mensa.
Elemento necessario per tentare di pregare il Ministero a concederci ancora un poco di tempo. Un’umiliazione dover chiedere questo al ministero per l’immobilità del Comune.
Per essere più chiara, avrei dovuto chiamare il Miur e dire: ‘per favore non riprendete i soldi che mi avete concesso, datemi ancora qualche giorno per capire se il Comune si decide o no a far partire la mensa. So che siamo a novembre e che ne hanno bisogno in tante altre regioni d’Italia, ma potete aspettare ancora un poco che il mio Comune si svegli?’
Questo è quello che avrei dovuto dire. Cari genitori, non trovate sia umiliante che un dirigente scolastico si trovi in una situazione del genere? Mi spiace davvero”.
Il Comune di Fuscaldo avrebbe quindi dovuto far partire la mensa a inizio anno scolastico “e non quando sta comodo, cioè due o tre mesi dopo”.
La De Luca puntualizza: “Pretendere che io ricordi ad un Comune di attivare la mensa è come pretendere che io gli ricordi di pagare la bolletta della luce. È una procedura normale in tutti i Comuni d’Italia”.
Il sindaco – secondo la dirigente scolastica – era a conoscenza del problema da tempo, tanto che “mi aveva promesso per telefono – sostiene la De Luca -, molto prima della mia lettera di fine ottobre, che ne avrebbe parlato con il suo assessore alla Scuola.
Visto che il risultato è stato nullo, a fine ottobre ho scritto la nota per dare una sveglia, dato che non potevo continuare ad aspettare.
Anche il presidente e alcuni componenti del Consiglio d’istituto avevano posto il problema al sindaco, su mia preghiera, molto prima della mia nota.
In nessun modo il Comune può avere il coraggio di dire che solo a fine ottobre ha scoperto che doveva fare ciò che tutti i Comuni hanno fatto: attivare la mensa secondo le linee guida Covid”.
Sulla cosiddetta “richiesta di informazioni integrative essenziali” spedita dal Comune alla scuola il 4 novembre “è una vera presa in giro nei confronti dell’istituzione scolastica.
Con l’evidente tentativo di prendere ancora tempo, mi si chiedeva infatti se la scuola fosse in grado di garantire la mensa.
In altre parole: ad una scuola che aspetta da settembre che il Comune decida di attivare la mensa si chiede se è in grado di attivare la mensa. Ovviamente ho risposto di sì”.
In definitiva: “Il Comune si sarebbe dovuto attivare prima dell’inizio dell’anno scolastico per concordare con la ditta le modifiche relative al rispetto delle linee anti Covid che disciplinano da mesi le mense scolastiche.
Non è stato fatto e questa è una responsabilità che in nessun modo può essere scaricata sulla scuola”.
In ultimo, “se fosse partita la mensa, i 18 docenti assunti avrebbero lavorato in didattica a distanza durante il periodo di sospensione deciso dalla Regione”.
Ma purtroppo non sarà così.