“Ce n’è già una a San Lucido. Semmai potenziamo quella”, sottolinea il gruppo consiliare Rete dei beni comuni.
“È controproducente per chi ricopre cariche pubbliche spacciare per risultati e meriti personali situazioni che invece non lo sono”.
È quanto afferma il movimento consiliare Rete dei beni comuni in merito alla notizia diffusa dal consigliere comunale Graziano Di Natale che annunciava l’attivazione a Paola di una Unità speciale di continuità assistenziale (Usca).
“Un risultato presentato dallo stesso Di Natale come straordinario. Peccato solo che la sede Usca c’era già ed era a San Lucido. In merito anche gli amministratori di quel comune non ne sanno nulla. Non ci sarebbero comunicazioni in tal senso”.
Per decreto regionale, n. 25 del 29 Marzo 2020, le Usca servono una popolazione non inferiore a 50.000 abitanti.
Per questo motivo sul Tirreno cosentino sono state collocate due sedi, una a Scalea e l’altra appunto a San Lucido. Per loro stessa definizione tali unità provvedono alla gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid 19 che non necessitano di ricovero ospedaliero.
Sono formate da un numero di medici pari a quelli già attivi nella sede di continuità assistenziale prescelta (guardie mediche) o da un numero congruo rispetto alla casistica.
Sono poi le aziende sanitarie che valutano, in relazione alla necessità di sorveglianza del territorio, l’integrazione delle unità con personale di supporto.
Inoltre, la Regione Calabria, con delibera n. 518 del 25 giugno 2020 ha approvato la prima graduatoria di medici che hanno dato la loro disponibilità ad assumere l’incarico nelle Usca.
“Quindi le Usca – spiega Rbc – erano attive, sebbene probabilmente il loro funzionamento non raggiungeva gli standard richiesti”.
Per questo motivo, in occasione dell’aumento di casi che si sta verificando in quest’ultimo periodo, con delibera n.1021 del 27 ottobre 2020 la Regione Calabria ha attivato un nuovo reclutamento di medici da destinare alle Usca.
“In questi giorni si sta discutendo della promessa fatta al consigliere Di Natale di istituire una nuova sede Usca a Paola. Eppure molti quesiti restano aperti sul reale vantaggio.
Quanto è realistica – si chiede l’opposizione – la possibilità di istituire una nuova sede senza modificare il decreto del 29 marzo che ne prevede l’istituzione ogni 50mila abitanti?
Oltretutto, considerate le condizioni disastrate in cui versa la sanità calabrese, è necessario creare un doppione a Paola o sarebbe meglio per tutti i cittadini del basso Tirreno cosentino, se venisse potenziata l’Usca di San Lucido con medici, infermieri e materiale sanitario”?
Trattandosi di un servizio a domicilio rileva ancora Rbc “non sono i pazienti che devono raggiungere l’Usca, bensì il contrario, sono i medici che si spostano verso i pazienti che ne hanno bisogno”.
Si chiede quindi quale sia il vantaggio di avere un’Usca a Paola e una a San Lucido, se gli operatori sanitari non vengono poi dotati di mezzi di trasporto.
“L’importante è che funzioni. In un periodo di ristrettezze economiche e tagli insensati alla sanità è giusto razionalizzare la spesa verso iniziative realmente realizzabili in ambito sanitario.
Il rischio è che l’Usca di Paola faccia la fine dei posti letto di terapia intensiva: soldi spesi e servizi inutilizzabili per mancanza di mezzi e di personale.
Certo, siamo in campagna elettorale, ma è giusto che gli annunci avvengano a cose fatte – in questo caso – a decreti scritti.
Dispiace, inoltre, per altri amministratori di Paola, professionisti seri, che si prodigati per l’attivazione della sede a Paola e, invece, hanno inevitabilmente prestato il fianco ad una simile propaganda. Le battaglie di campanile non ci sono mai piaciute”.
Quindi si esprime solidarietà alla comunità di San Lucido. “Mantenere e potenziare la sede in quel comune porta in sé un messaggio importante di vicinanza per il grave periodo vissuto la scorsa primavera”.