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Lavoro e Coronavirus: “Occhio ai barbieri a domicilio”

Professionista del territorio mette in guardia. “Non è un problema di concorrenza sleale ma di esporre tutti noi al rischio contagio”.

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SANTA MARIA DEL CEDRO – “C’è qualche furbetto che approfitta dell’emergenza per lavorare di nascosto nelle case, mentre altri si attengono alle disposizioni del Governo aspettando con ansia il 4 maggio”.

A dichiararlo senza mezzi termini è Francesco Adduci, barbiere di professione e titolare di un salone nel centro storico di Santa Maria del Cedro.

La sua non vuole essere una denuncia nei confronti di qualcuno, ma un monito a quanti in questi giorni si sono rivolti ai parrucchieri “porta a porta” per farsi sistemare barba e capelli.

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Francesco Adduci

“Uscendo per alcune necessità come la spesa – ha raccontato Francesco – ho avuto modo di notare che qualcuno aveva i capelli in ordine. Se siamo tutti chiusi, come fanno ad avere un taglio perfetto?

Il fatto in sé non mi dispiace, ma penso che non sia giusto nei confronti di quanti, come me, hanno dovuto abbassare le saracinesche dei saloni e rispettare tutto ciò che è stato stabilito dal governo per contrastare la diffusione del Coronavirus.

A me non interessa denunciare qualcuno in particolare. Non penso alla concorrenza né agli abusivi, quelli che anche in tempi normali lavorano a domicilio.

Ce l’ho con chiunque, in questo momento, professionista o meno che sia, lavora di nascosto, senza preoccuparsi delle regole e dei rischi per la salute di tutti e con chi è convinto che così facendo preserverà la sua clientela.

Si tratta appunto di rispetto e di salute – ha aggiunto Adduci –. Siamo sicuri che andando nelle case si rispettino i parametri di sicurezza per evitare i contagi?

In questo settore, che porta inevitabilmente le persone ad avere un rapporto ravvicinato, è difficile mettere in campo misure di contrasto al contagio. Ad oggi, non sappiamo ancora bene come dovremo comportarci nel momento in cui ci verrà data la possibilità di ritornare a lavoro.

Figuriamoci in casa, dove oltre al cliente e al parrucchiere si incrociano altre persone che fanno parte del nucleo familiare. Indossano guanti e mascherina? Disinfettano gli attrezzi? Penso che in questo modo non esistano garanzie igienico sanitarie”.

Il messaggio del barbiere, che nel tempo si è fatto conoscere per le sue singolari iniziative di promozione professionale e territoriale come Io volevo farli qui, è molto chiaro.

Agire così significa esporre sé stessi e gli altri al rischio di contagio e, quindi, vanificare tutti i sacrifici fin qui fatti.

Abbiamo tutti famiglia – ha concluso Adduci – e stiamo tutti vivendo in grosse difficoltà economiche. Ma continuiamo a resistere. Un taglio barba e capelli non vale quanto la vita”.


About Pierina Ferraguto

Giornalista pubblicista dal 2013. Laureata in Filosofia e scienze della comunicazione e della conoscenza all'Università della Calabria. Dal 2006 al 2008 lavora come stagista nella redazione di Legnano de Il Giorno. In Calabria lavora con testate regionali di carta stampata e televisive.

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