EDITORIALE ||| Una citazione d’autore per riflettere su quel che succede nella rete. L’allarmismo sul Coronavirus è uno schifo e noi contribuiamo a modo nostro ad aumentarlo. Quattro cose sul tema sulle quali ho riflettuto.
In quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore
[Franco Battiato]
SCALEA – Casi di contagio a Scalea, ma è una fake news.
È circolata per tutto ieri attraverso i social e le chat di WhatsApp e chissà attraverso quali e quanti altri canali.
Si tratta di una foto, un’immagine, di quello che sembra il sito internet dell’autorevole Il Sole 24 ore. La incollo qui sotto.
Tanto è bastato per scatenare una discreta ondata di panico, fino a che molti hanno iniziato a specificare che si trattava di una bufala.
Una bufala molto efficace. Il Comune di Scalea, infatti, si è sentito in dovere di smentirla con una nota ufficiale a firma del commissario straordinario Giuseppe Guetta. Questa qui sotto.
Questa vicenda mi ha fatto molto riflettere. Condivido con voi lettori quello che ne è venuto fuori.
- Non leggiamo più e quel poco che leggiamo, lo leggiamo male e interpretiamo peggio. Vediamo il link di una notizia e ci facciamo bastare il titolo e l’immagine. Difficilmente apriamo quel link e:
– valutiamo l’attendibilità di chi pubblica la notizia.
– leggiamo tutto il testo.
– Ci poniamo delle domande e cerchiamo altre fonti per trovare risposte. - Anche i piccoli editor di provincia mettono la loro parte, noi compresi. Non valutiamo più cosa sia una notizia e cosa no. Valutiamo quasi esclusivamente il peso della “parola chiave” che inseriremo nel titolo e nel testo. Quanto, quest’ultima, si tradurrà in traffico organico e da ricerca e, dunque, in introiti pubblicitari da Google. E pubblichiamo.
- Non abbiamo ancora imparato a riconoscere le fake news. Pensate alla bufala di cui parlavo prima. È solo un’immagine, non si legge il nome della testata.
Questo dovrebbe bastare a indurci a non crederci o, quanto meno, a cercare riscontro certo su – ad esempio – una delle testate online dei quotidiani storici italiani o delle principali agenzie di stampa.
La Repubblica, Corriere della Sera, Il Sole 24 ore (quello vero), l’Ansa solo per fare alcuni esempi. - E, infine, un’ultima considerazione. In tempo di Coronavirus sono due i luoghi peggiori nei quali stare: Facebook e la chat di WhatsApp delle mamme.
In definitiva, cerco di inserire un po’ di valore in questo editoriale replicando qui quanto inserito ieri in un articolo scritto con voluto e dovuto ritardo, con la calma che pare non appartenere più al mestiere di informare.
Coronavirus: cosa fare e cosa c’è da sapere
Il Ministero della Salute ha dedicato una intera sezione del proprio portale istituzionale all’emergenza Coronavirus, visitabile cliccando qui.
Il numero di pubblica utilità da contattare immediatamente è il 1500.
Particolarmente utili sono i contenuti della pagina FAQ CORONAVIRUS con informazioni su temi come:
- Virus e malattia.
- Sintomi.
- Modalità di trasmissione.
- Superfici e igiene.
- Animali.
- Prevenzione e trattamento.
- Diagnosi.
- Viaggi e ritorno in Italia.
- Trasfusioni e trapianti.
- Gravidanza.
- Trasmissione locale in Italia.
Di particolare utilità, inoltre, la sezione dedicata al Coronavirus da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, EPICENTRO, dal quale è possibile consultare un decalogo di comportamenti da seguire a scopo precauzionale.
- Lavati spesso le mani.
- Evita il contatto ravvicinato con persone 2 che soffrono di infezioni respiratorie acute.
- Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani.
- Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci.
- Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol.
- Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico.
- Contatta il numero verde 1500 se hai febbre o tosse e sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni.
- Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate.
- I prodotti MADE IN CHINA e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi.
- Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo Coronavirus.
Ecco, infine, i NUMERI UTILI per la questione CORONAVIRUS IN CALABRIA