Secondo la rappresentanza italiana del settore della canapa sono esclusi dalla fattispecie di reato i prodotti concretamente privi di efficacia drogante.
ROMA – “La decisione della Corte di Cassazione non determina a nostro parere la chiusura generalizzata dei negozi che offrono prodotti a base di canapa”.
A intervenire in tal senso è Federcanapa, Federazione della canapa italiana. Ovvero, la rappresentanza di imprese, esperti e associazioni del mondo della canapa in Italia, sorta nel 2016.
L’intervento giunge alla luce del paventato stop alla vendita della cannabis light, in seguito alla decisione delle sezioni unite penali della suprema corte per le quali non sarebbe legale la vendita di “derivati dalla coltivazione della cannabis” (olio, foglie, infiorescenze, resina).
“Malgrado le dichiarazioni di moltissime testate giornalistiche – sostengono da Federcanapa –, la soluzione della Corte di Cassazione non determina a nostro parere la chiusura generalizzata dei negozi che offrono prodotti a base di canapa.
Il testo della soluzione dice infatti chiaramente che la cessione, vendita e in genere la commercializzazione al pubblico di questi prodotti è reato ‘salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante’.
Per tanto la Cassazione ha ritenuto che condotte di cessione di derivati di canapa industriale privi di efficacia drogante non rientrano nel reato di cui all’articolo 73 del Testo unico degli Stupefacenti.
E sul punto, da anni, la soglia di efficacia drogante del principio attivo Thc è stata fissata nello 0,5%, come da consolidata letteratura scientifica e dalla tossicologia forense. Pertanto non può considerarsi reato vendere prodotti derivati delle coltivazioni di canapa industriale con livelli di Thc sotto quei limiti.
Ci auguriamo che anche le forze dell’ordine si attengano a questa netta distinzione tra canapa industriale e droga nella loro azione di controllo e che non si generi un clima da caccia alle streghe con irreparabili pregiudizi, patrimoniali e non, per le numerose aziende del settore.
Ogni ulteriore considerazione dovrà essere rimandata alla pubblicazione delle motivazioni della sentenza da cui potrà essere desunto l’impianto logico-giuridico seguito dalla Corte e che potrà fornire ulteriori spunti di riflessione”.