Decisione in via cautelare del tribunale di Catanzaro: sospesa l’ordinanza di sgombero emessa a settembre 2018 dal comune sull’area nei pressi dell’Arcomagno.
SAN NICOLA ARCELLA – Sospeso lo sgombero della Grotta del Prete all’Arcomagno di San Nicola Arcella.
La decisione, dello scorso 27 aprile, è del tribunale civile di Catanzaro in merito al contenzioso instaurato con la società I Gabbiani Srl dopo che il comune aveva disposto lo sgombero dell’area.
La sospensione è assunta “in via cautelare“, recita l’ordinanza del tribunale che inoltre “conferma per il prosieguo del giudizio ordinario” una nuova udienza a metà giugno.
È la stessa società, difesa dagli avvocati Francesco Cristiani e Dario Bergamo, a darne notizia attraverso un comunicato stampa.
“Il tribunale – si legge – ha riconosciuto alla società il diritto a continuare ad esercitare la propria attività nella Grotta del Prete.
Si tratta di un provvedimento molto importante in quanto l’agenzia del demanio e il Comune di San Nicola Arcella si basavano sull’erroneo presupposto che la Grotta in questione appartenesse al demanio marittimo.
Il comune aveva quindi emesso l’ordinanza n.3, del 13 settembre 2018, mediante la quale aveva ordinato lo sgombero della grotta da parte della società che, invece, legittimamente ne esercita la proprietà, da oltre un ventennio, in virtù di un contratto pubblico.
Il tribunale civile di Catanzaro ha quindi accolto la tesi prospettata da I Gabbiani Srl, che ha fatto leva, in primo luogo, sulla mancanza assoluta di potere da parte del Comune di San Nicola Arcella che aveva emanato l’ordine di sgombero, rilevando che la grotta in questione è oggetto di un diritto di proprietà in capo ai privati e, pertanto, l’amministrazione non è in grado di intimare alcun ordine di rilascio.
La rilevanza della pronuncia in questione – si aggiunge nella nota – è data da ultimo anche dal clamore mediatico suscitato nei mesi scorsi da un’associazione ambientale attiva nel territorio, la quale, in maniera quantomeno affrettata, aveva ingiustamente espresso il proprio sdegno e disappunto nei confronti di un diritto legittimamente esercitato da parte dei proprietari, mettendo in atto una vera e propria campagna denigratoria”.