A Roggiano Gravina in manette un 44enne con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di 7 richiedenti asilo politico
ROGGIANO GRAVINA – Sfruttava il lavoro di richiedenti asilo, con turni massacranti e paga bassa. Nessun rispetto delle regole, a partire dalla mancanza di un contratto di assunzione.
Con le accuse di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro è finito in manette A. L., imprenditore di 44 anni. I carabinieri della stazione di Roggiano Gravina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal Gip di Cosenza. A coordinare le indagini la procura bruzia.
Lavoro nero: se l’imprenditore è anche caporale
Un “imprenditore-caporale”. Questo il profilo dell’arrestato tratteggiato dall’Arma. L’uomo, infatti, impiegava nel proprio fondo agricolo persone straniere e le sfruttava approfittando del loro stato di bisogno.
Si tratta di 7 richiedenti asilo politico ospiti presso il Centro di accoglienza straordinaria di Roggiano Gravina. Qui per mesi, quotidianamente alle 5 del mattino, erano prelevati dall’imprenditore.
Erano poi trasportati con un furgone presso alcuni terreni di San Marco Argentano. Qui, il lavoro di raccolta ortaggi con turni di 9 ore a una paga giornaliera di 20 euro, senza sicurezza e senza contratto.
Per loro, una pausa di mezz’ora circa per mangiare. A disposizione dei lavoratori nessun bene di ristoro, neanche l’acqua. Assenti perfino i servizi igienici o aree d’ombra per ripararsi dal caldo.
Le indagini dei carabinieri
Le indagini dei carabinieri sono partite dietro alcune segnalazioni riguardanti il “caporale” e sono durate circa un anno, fino ad agosto scorso. Lo sfruttamento dei lavoratori è stato anche filmato dai militari e confermato dai diretti interessati.
I braccianti del Gambia, del Bangladesh e del Senegal hanno rilasciato ai carabinieri dichiarazioni precise e dettagliate. Non di certo quelle desiderate dal caporale che ha anche tentato di condizionare i loro racconti per alleggerire le proprie responsabilità.