Il responsabile della Protezione Civile regionale, Carlo Tansi scrive al Prefetto, alla regione e ai sindaci. In un dettagliato documento si fa presente l’avanzamento dell’erosione. E in particolare la situazione attuale nei comuni di Fuscaldo, Tortora, Acquappesa e Bonifati.
PAOLA – “Interventi urgenti e non più procrastinabili”. Il responsabile della Protezione civile regionale Carlo Tansi scrive al Prefetto di Cosenza sull’emergenza in atto sul litorale. L’erosione costiera avanza e la popolazione fronteggia situazioni di costante pericolo.
Tansi in un dettagliato studio illustra il collasso di quattro comuni della costa: Fuscaldo, Acquappesa, Bonifati e Tortora. Paesi marinari distrutti dai marosi. I sindaci sono invitati non solo a interdire le aree a rischio, ma anche a sgombrare abitazioni che possono essere coinvolte dal moto ondoso.
“Occorre dare impulso – spiega Tansi – con la massima urgenza a tutte le attività relative alla programmazione e all’attuazione degli interventi strutturali finalizzati alla mitigazione del rischio con particolare riferimento a quelli già programmati e dotati di opportuna copertura finanziaria ma che non risultano ancora attuati”.
L’auspicio? “Uno snellimento – si legge nel documento della protezione civile – delle procedure autorizzative che in tali condizioni di criticità rischiano di compromettere l’efficacia degli interventi”.
Lo studio
I tratti esaminati dalla Protezione civile risultano interessati da dissesti diffusi generati da fenomeni di erosione costiera piuttosto spinti, che sono stati localmente aggravati dalle forti mareggiate.
Negli ultimi 50/60 anni, lungo ampi tratti del litorale sono stati effettuati interventi di protezione che hanno contribuito a un processo di generalizzato degrado dei vari ambienti costieri. Innanzitutto c’è da registrare la riduzione degli apporti detritici fluviali (che alimentano i litorali), dovuta alla costruzione di dighe e briglie lungo i fiumi. Quindi ai prelievi di materiale dagli alvei e alle sistemazioni idraulico-forestali nei bacini montani. Senza dimenticare l’eccessivo utilizzo delle fasce costiere per insediamenti e attività economiche. Questo ha portato all’estensione dei fronti edificati, spingendoli sempre più verso la battigia, e allo smantellamento delle dune costiere (naturali serbatoi di sabbia) per far posto a centri abitati, villaggi e porti turistici. E non da ultimo la modifica o l’interruzione del trasporto solido litoraneo per la costruzione di porti o delle stesse opere di difesa costiera.
“Ai fini di una corretta progettazione e realizzazione delle opere costiere – scrive Tansi – è necessaria una propedeutica valutazione dei caratteri del moto ondoso e dei processi idrodinamici nella fascia litoranea, dagli aspetti geotecnici e geoidrologici, e delle procedure di costruzione”.
Distretto idrografico dell’Appennino meridionale, autorità di bacino, dipartimenti infrastrutture e ambiente, commissario delegato per la mitigazione dei rischio idrogeologico, sono chiamati a porre in atto in tempi brevi le dovute iniziative. I sindaci invece ad attivare i piani di protezione comunale necessari.
Si fa presente inoltre che: “molte tipologie di opere effettuate lungo la costa tirrenica cosentina sono risultate in alcuni casi inadeguate poiché realizzate in modo parziale e non inquadrate in un contesto progettuale di scala adeguata. In tal modo le opere costiere hanno rappresentato un ostacolo al libero propagarsi del moto ondoso e al trasporto di sedimenti, dando così luogo ad alterazioni degli equilibri in zone limitrofe a quella di intervento”.