Sigilli alla discoteca di località Pietrabianca finita un anno fa nell’operazione Frontiera contro il clan Muto. Locale inaugurato ma senza autorizzazioni. Denunciato il gestore. Ieri si sarebbe dovuto esibire un noto deejay.
SANGINETO – Le carte non sono in regola, ma la discoteca apre lo stesso. Nella notte di venerdì 4 agosto, sigilli al Mamaeli, nota discoteca di Sangineto.
Era già tramontato il sole quando in località Pietrabianca sono arrivati i carabinieri della compagnia di Scalea per eseguire il decreto di sequestro preventivo emesso d’urgenza dalla Procura della Repubblica di Paola.
La decisione dei PM è fondata sull’attività d’indagine dei militari della stazione di Cittadella del Capo, frazione di Bonifati.
Mancavano le autorizzazioni
Il noto locale è stato inaugurato nei giorni scorsi pur se non agibile e senza che il management avesse fornito agli enti preposti prova della sicurezza degli impianti elettrico e antincendio. Per questo motivo il gestore è stato deferito in stato di libertà.
In definitiva, la discoteca non aveva il nulla osta della commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo del Comune di Sangineto. All’organo di controllo non sono mai arrivati i documenti necessari.
Inevitabile, dunque, la verifica dell’Arma e il sequestro avvenuto in un giorno di chiusura, ma alla vigilia di un grande evento. Per la notte di sabato 5 agosto, infatti, era in programma uno show con l’esibizione di Roberto Ferrari, nota voce di Radio deejay.
Eppure, con quei certificati il locale avrebbe dovuto tirarsi fuori dai guai. A fine agosto del 2106, infatti, i gestori si erano visti ritirare la concessione per aver impiegato nel locale addetti alla sicurezza non in regola.
Ovvero, buttafuori che esercitavano senza l’iscrizione nei registri della Prefettura di Cosenza. Anche in quella occasione le irregolarità furono accertate dai carabinieri che sanzionarono security e responsabili del locale.
Il collegamento con l’operazione Frontiera
Il tutto, inoltre, era avvenuto a distanza di sole 6 settimane dell’esecuzione dell’ordinanza “Frontiera”.
L’operazione della Dda calabrese contro il clan Muto di Cetraro aveva gettato luce sul controllo della ‘ndrangheta su molti settori economici del Tirreno cosentino. Dal pesce alla droga, passando attraverso i servizi di lavanderia e fino – appunto – ai servizi di sicurezza e parcheggio nei rinomati locali notturni della costa.
Tra le carte dell’antimafia risultava come tra i malavitosi cetraresi e il clan Rango di Cosenza ci fosse un accordo per spartire i proventi derivanti dall’imposizione delle agenzie di buttafuori alle discoteche. Imposizione che avveniva con il metodo mafioso per il tramite di affiliati alle organizzazioni criminali che minacciavano ritorsioni e stabilivano perfino il numero e il costo del personale da impiegare.
Tra i locali “controllati” figurava anche il Mamaeli di località Pietrabianca a Sangineto.
Con la recente chiusura, non è dunque la prima volta che il nome della discoteca in questione finisce tra le pagine di cronaca.