Dopo i rinvii a giudizio per 23 indagati il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola, Rosa Maria Mesiti, dovrà determinarsi sulle richieste di archiviazione che la procura ha chiesto per 33 posizioni. Per gli inquirenti il direttore Petrucci ha un ruolo di primo piano.
PRAIA A MARE – Operazione Striscia: dopo i rinvii a giudizio dei 23 operatori del Capt di Praia a Mare, adesso, il Gip Rosa Maria Mesiti dovrà determinarsi anche sulle richieste di archiviazione della Procura della Repubblica di Paola.
L’indagine, che com’è noto ha coinvolto quasi un terzo dei dipendenti dell’ex ospedale, è stata effettuata dalla guardia di finanza di Scalea e dalla procura di Paola. Le richieste di archiviazione hanno comunque un filo logico. E sono state dettate dalle presenze effettive e documentate dei soggetti coinvolti nell’indagine. Anche se ci sono state delle esposizioni in aula per quanto riguarda le stesse archiviazioni, nessuno si è opposto. L’ultima parola toccherà comunque al Gip che dovrà decidere se archiviare o meno le 33 posizioni per le quali c’è stata apposita richiesta dalla procura.
Solo una posizione – lo ricordiamo – per la quale è stato chiesto il rito abbreviato, è passata in giudicato. Si tratta di Maria Carmela Mariano. Il reato di truffa aggravata è stato riqualificato in tentata truffa, mentre il Gip l’ha assolta per il reato di interruzione di pubblico servizio. La condanna è stata di due mesi e 20 giorni, pensa sospesa e non menzione.
Passiamo agli imputati. Un ruolo di primo piano in questa indagine lo assume Pasquale Petrucci, il dirigente del Capt, a cui viene contestata la recidiva specifica. Assieme alle altre 23 persone coinvolte nel procedimento dovrà affrontare il processo il prossimo 10 novembre.
Petrucci è stato direttore del distretto sanitario locale dal 2006 al 2010. Poi per quattro anni il suo posto è stato preso da Pierluigi Cosentino. La denuncia del 2012 porta le fiamme gialle a istallare una telecamera nei pressi della macchinetta striscia badge. Le indagini vengono chiuse per 57 operatori nel febbraio 2013.
Tutte e 23 le persone finite a processo sono accusate, quindi, di aver indotto in errore, a suo tempo, il direttore del distretto sanitario, Praia a Mare – Scalea, ed attraverso questi l’amministrazione dell’azienda sanitaria di Cosenza, loro datore di lavoro. Tale situazione avrebbe determinato l’amministrazione a “contabilizzare ed attribuire loro le spettanze stipendiali relative ai periodi di lavoro apparentemente resi, ma di fatto non prestati”.
L’accusa contesta la violazione dei doveri, in qualità di pubblici impiegati, e l’ingiusto profitto “consistito nelle corrispettive somme, indebitamente attribuite loro e che in realtà non gli erano dovute”.
Tutti gli imputati si professano innocenti e come tali dovranno considerarsi fino al termine del processo.
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