Molti cittadini in allarme per l’arrivo di migranti nei comuni del territorio. Sulla questione l’opinione pubblica mostra idee radicali ma anche scarsa informazione. Dal perché questo sta per succedere, alle modalità e alle possibili conseguenze di matrice positiva. Non ci stupiamo allora se anche da noi aprono sezioni di matrice leghista.
TORTORA – Apprensione, giustificata o meno, sta creando in questi giorni la notizia che molti dei comuni del Tirreno cosentino ospiteranno migranti.
La questione ha creato allarmismo, complice anche una scarsa informazione che ha generato percezioni della realtà inesatte, soprattutto attraverso il filrto dei social media. Non molti, ad esempio, hanno compreso che si tratta di un progetto per “l’accoglienza diffusa” voluto dal governo nazionale e che vede il coinvolgimento di prefetture, municipalità grazie a un patto stretto con l’Anci.
Il Consiglio dei ministri, infatti, lo scorso 10 febbraio ha approvato un decreto legge che prevede, tra le altre misure: nuovi centri per il rimpatrio, lavori socialmente utili gratis per i richiedenti asilo e incentivi ed utilizzazione volontaria e gratuita per lavori di pubblica utilità per i comuni che accolgono.
La falsa percezione più comune è che la tranquillità di molti centri del territorio sarà minata da frotte di migranti provenienti da ogni dove. Un po’ come avvenuto l’anno scorso a seguito dell’arrivo in un hotel di Scalea di un gruppo di migranti.
Il progetto, invece, è basato su un concetto molto semplice: invece di concentrare grandi quantità di profughi in centri di accoglienza affollati e in condizioni spesso inumane, ogni comune d’Italia (non semplicemente dell’Alto Tirreno cosentino, ndr) ospita un piccolissimo numero di persone in proporzione ai suoi abitanti.
Usiamo ad esempio il Comune di Tortora, date le polemiche esplose in questi giorni dopo l’annuncio fatto dal sindaco Pasquale Lamboglia in un recente consiglio comunale. Qui dovrebbero arrivare 26 migranti. Ma, estendendo il raggio d’azione, troviamo numeri simili nella limitrofa Praia a Mare. Oltre 40 invece quelli che potrà ospitare la popolosa Scalea e non più di 6 per i centri con meno di 2mila abitanti.
Ovviamente, all’annuncio non segue automaticamente l’arrivo dei profughi. Ci vorrà tempo. Per il momento, la prefettura di Cosenza, dopo aver effettuato degli avvisi orali, ha comunicato ufficialmente l’avvio della pratica per l’accoglienza diffusa.
La cosa dovrebbe funzionare pressapoco così. Saranno raccolte delle manifestazioni d’interesse da parte di privati a mettere a disposizione strutture per l’ospitalità dei migranti. L’accoglienza dovrà essere gestita da un soggetto misto pubblico-privato. Ad esempio un’associazione che coinvolga una cooperativa e il comune. Questo soggetto, in seguito, dovrà partecipare al bando per l’assegnazione della prefettura in base ai numeri di migranti prestabiliti e già resi noti.
In questa procedura, ovviamente, gli enti pubblici hanno potere di controllo oltre che la possibilità di opporsi alla procedura nel caso in cui, ad esempio, dovessero ravvisare delle irregolarità.
“Le polemiche sono sterili – ci ha detto il sindaco di Tortora, Pasquale Lamboglia – e sviano da uno dei nodi principali della questione: non aderire a questa procedura, in definitiva, darebbe mano libera al prefetto. Se in un comune ci dovesse essere disponibilità di posti per, ad esempio, 200 migranti, allora il prefetto potrebbe decidere di sfruttarli. In questo modo, a mio giudizio, il numero di arrivi è contenuto, non modificabile e le eventuali presenze sarebbero gestibili”.
C’è inoltre un altro aspetto trascurato da chi rinfocola la polemica: questo sistema rappresenta un’opportunità economica. È noto che la quota sborsata per ogni migrante accolto si aggira intorno ai 35 euro al giorno. Torniamo al caso tortorese: 26 migranti a 35 euro al giorno per un mese porterebbe la cifra considerevole di poco più di 27mila euro. Qualche stipendio insomma (e di questi tempi…, ndr), oltre che guadagni da indotto.
E sterili, inoltre, appaiono le contestazioni del tipo: “Accogliamo terroristi dell’Isis” o “I migranti in hotel, e gli italiani sotto i ponti”. Esistono misure anche per gli italiani in difficoltà. Questo non vuol dire che siano efficaci, come non è ancora certo che questo pacchetto di misure sui migranti voluto dal ministro dell’Interno, il calabrese Marco Minniti, avrà effetti positivi. Stiamo a vedere.
Però se si sommano le contestazioni di cui prima, con i rigurgiti di razzismo osservabili sui social in questi giorni e la consueta difesa del proprio orticello è il caso di non sbalordirsi se anche nei nostri centri del Tirreno cosentino prendono piede formazioni politiche decisamente populiste e che hanno il loro retroterra nelle tesi della Lega Nord.