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Caso Fincalabra, illegittima la decadenza di Mannarino

La Consulta: incostituzionale la legge della Regione Calabria sullo spoils system dei vertici di Fincalabra Spa. Palla Tar: Luca Mannarino potrebbe ritornare alla presidenzadel Cda di Fincalabra Spa.

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PAOLA – La Regione Calabria non poteva revocare il presidente di Fincalabra, Luca Mannarino.

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la procedura di spoils system dei vertici della società e con sentenza numero 269/2016, depositata ieri, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 1, comma 1, della legge della Regione Calabria del 3 giugno 2005, numero 12 “Norme in materia di nomine e di personale” ad esito del giudizio di legittimità costituzionale promosso dal tribunale amministrativo regionale per la Calabria, sezione seconda, con ordinanza del 21 maggio 2015, nel corso del procedimento istaurato dal dottor Luca Mannarino rappresentato e difeso dagli avvocati Claudia Parise, Giancarlo Pompilio e Renato Rolli, nei confronti della Regione Calabria, del Consiglio regionale della Calabria e del dipartimento controlli istituito presso l’assessorato alle attività produttive della Regione Calabria.

Per comprendere la decisione della Corte Costituzionale occorre fare un passo indietro, ripercorrendo brevemente i fatti. Mannarino ha partecipato alla selezione pubblica per titoli, indetta con deliberazione numero 12 del 25 febbraio 2014 dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Calabria, finalizzata al conferimento delle nomine di cinque membri, tra cui il presidente del Cda di Fincalabra Spa. Con successivo decreto della regione (numero 77 del 24 luglio 2014), Luca Mannarino è stato nominato presidente del Cda di FinCalabra Spa per tre esercizi e con scadenza alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della carica.

Del tutto inaspettatamente, tuttavia, l’ente regionale ha comunicato a Mannarino l’avvio del procedimento amministrativo per la presa d’atto della decadenza della propria carica, (ai sensi dell’articolo 1 della legge regionale numero 12 del 3 giugno 2005), provvedendo ad approvare, con deliberazione numero 9 del 24 febbraio 2015, il bando per la selezione dei candidati da nominare a cura dell’ufficio di presidenza della regione, tra cui vi era anche la procedura selettiva volta all’individuazione del nuovo presidente.

Contro tale provvedimento, nonché contro la comunicazione di avvio del procedimento amministrativo relativo alla presa d’atto della decadenza di Mannarino, ha proposto ricorso davanti al Tar Calabria (Catanzaro). Nell’ambito del ricorso, i difensori di Mannarino, gli avvocati Parise, Pompilio e Rolli, fra le altre censure, hanno efficacemente sollevato una quaestio de validitate legis, eccependo l’illegittimità costituzionale dell’articolo 1, comma 1, della legge Regione Calabria 3 giugno 2015, numero 12. Tale questione di legittimità costituzionale è stata, infatti, ritenuta rilevante e non manifestamente infondata, per contrasto con gli articoli 3, 97 e 98 della Costituzione, ordinando l’immediata trasmissione degli atti della controversia al giudice delle leggi, con l’ordinanza numero 207 del 21 maggio 2015 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, I Serie Speciale numero 42 del 21 ottobre 2015.

Nel corso del giudizio, i difensori hanno, a tutta ragione, evidenziato che il rapporto dirigenziale deve essere caratterizzato da stabilità, coerentemente con il principio di imparzialità della pubblica amministrazione, non potendosi consentire che, per effetto del mutamento della titolarità dell’organo di indirizzo politico, vengano a cessare automaticamente incarichi in corso, legittimamente conferiti dal precedente titolare dell’organo e ciò senza garanzie procedimentali e in assenza di ogni valutazione di risultato.

I difensori, inoltre, hanno posto in luce come la legge in questione violasse gli articoli 3 e 97 della Costituzione nella parte in cui non distingue figure “tecniche” come tali separate dal potere politico e come tali da non dover essere comprese nella caduta ad “effetto domino” per il solo mutamento della compagine politica in un determinato momento storico.

Dunque, la Corte Costituzionale, all’esito dell’udienza pubblica del 22 novembre 2016, con l’odierna sentenza, ha ritenuto l’artciolo 1 comma 1, della legge della Regione Calabria 3 giugno 2005, numero 12, incompatibile con l’articolo 97 della Costituzione, laddove prevede “meccanismi di decadenza automatica dalla carica, dovuti a cause estranee alle vicende del rapporto instaurato con il titolare e non correlati a valutazioni concernenti i risultati conseguiti da quest’ultimo, quando tali meccanismi siano riferiti non al personale addetto ad uffici di diretta collaborazione con l’organo di governo”.

Il giudice ha, infatti, precisato che “il presidente del consiglio di amministrazione di Fincalabra Spa non collabora direttamente al processo di formazione dell’indirizzo politico, ma ne deve garantire l’attuazione nei settori pertinenti alle funzioni assegnate a Fincalabra Spa. A tal fine, non è necessaria, da parte del dirigente, la condivisione degli orientamenti politici della persona fisica che riveste la carica politica o la fedeltà personale nei suoi confronti”.

Per tali ragioni, la corte ha concluso che “Alla luce dei principi elaborati dalla giurisprudenza costituzionale, tale figura non rientra tra quelle alle quali, senza violare i principi di cui all’articolo 97 costituzionale, possano applicarsi meccanismi di decadenza automatica a seguito dell’avvicendarsi degli organi di indirizzo politico regionale”, ritenendo, pertanto, di accogliere la questione di legittimità costituzionale e dichiarando, per l’effetto la illegittimità costituzionale dell’articolo 1 comma 1, della legge della Regione Calabria 3 giugno 2005, numero 12.

“Siamo molto soddisfatti della pronuncia della Consulta – hanno dichiarato gli avvocati Parise, Pompilio e Rolli –. Erano evidenti i profili di illegittimità costituzionale della norma regionale impugnata. Questa sentenza chiarisce in modo preciso e puntuale i termini e le modalità di applicazione del cosiddetto spoils system regionale. La normativa regionale calabrese infatti è stata più volte oggetto di pronunce di incostituzionalità. Proseguiremo ora il giudizio dinanzi al Tar Calabria, che già nella prima fase del giudizio aveva saggiamente valutato le nostre doglianze rimettendo la questione alla corte”.


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