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Siti contaminati, Scalea: quella collinetta è una discarica

Piano dell’Acqua a Scalea sito ad Alto rischio di contaminazione. Secondo numero del nostro speciale. L’ex discarica attende bonifica e resta nel degrado.

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SCALEA – C’è una collinetta in località Piano dell’Acqua a Scalea, ricoperta dal verde dell’erba, delle canne, dal viola dei cardi e incorniciata dal blu del cielo oltre che del mar Tirreno che si scorge alle sue spalle. In realtà non è affatto una collina. È un enorme cumulo di spazzatura. È la famigerata “discarica incontrollata” di Scalea.

Qualche dettaglio. L’area è uno dei 18 siti considerati ad alto rischio dalla Regione Calabria, di cui sette nella Provincia di Cosenza e, ancora, di cui 2 sul Tirreno cosentino (con la discarica di località Sicilione di Tortora di cui abbiamo detto nella prima puntata di questo speciale, ndr). Secondo il Piano regionale delle bonifiche, di recente citato da uno studio dell’Istituto superiore della sanità, il terreno in questione è contaminato da dicloropropano, cromo VI, cromo totale che hanno raggiunto le acque sotterranee.

Nello specifico si tratta della prima discarica comunale di Scalea in funzione tra gli Anni ’80 e ’90. Periodi, quelli, in cui bastava un’ordinanza del sindaco, scavare una buca e riempirla di rifiuti. Tutto qui. Confinanti e poste una a valle e una a monte della “collinetta” si trovano altre due discariche, queste autorizzate, e sorte negli anni successivi. Tecnicamente sono definite rispettivamente Vasca A e Vasca B. Entrambe esaurite e messe in sicurezza secondo legge. Infine, sempre nella medesima area, sorge una stazione di trasferimento dei rifiuti solidi urbani.

Nel 2010, la Procura della Repubblica di Paola pone sotto sequestro la discarica incontrollata, la vasca B esaurita e la stazione di trasferimento. Il Nucleo ambientale della procura accerta un degrado diffuso oltre a “sistemi antincendio inadeguati, assenza di tubi per la captazione del biogas, rifiuti sparsi lungo il perimetro compreso percolato ristagnante”. La polizia provinciale di Cosenza appone i sigilli. La vasca B, in seguito è oggetto di definitiva messa in sicurezza anche se, come vedremo avanti, la situazione attuale non è del tutto rosea.

Quella collinetta è una discarica. Località Piano dell'Acqua Scalea
Quella collinetta è una discarica. Località Piano dell’Acqua Scalea

A che punto è l’iter per avviare la bonifica?

Per avere maggiori dettagli sullo stato dell’iter burocratico necessario ad arrivare alla bonifica e alla messa in sicurezza della discarica incontrollata (la collinetta, ndr) questa mattina siamo stati in comune a Scalea.

Nonostante ci aspettassimo il peggio, il responsabile dell’ufficio tecnico, l’ingegnere Pasquale Latella, ci chiarisce che in realtà manca davvero poco. Da un punto di vista tecnico, però, piuttosto che da quello cronologico. L’iter, infatti, è partito a fine 2012 ed oggi si è spinto fino all’approvazione del progetto definitivo. Il procedimento è curato dalla Regione Calabria che ha affidato la progettazione ad uno studio tecnico toscano. 2milioni 754mila euro sono stanziati e inseriti da tempo nel piano triennale delle opere pubbliche del Comune di Scalea (durante il periodo di commissariamento, ndr).

Eppure, l’ultima conferenza dei servizi con il dipartimento regionale dell’Ambiente, il comune, Arpacal e Provincia di Cosenza si è svolta più di un anno e mezzo fa: il 26 ottobre del 2014. Il responsabile dell’ufficio tecnico scaleoto, carte alla mano, ha ricordato con noi che in quella sede sono state richieste integrazioni riguardanti il monitoraggio delle condizioni dell’area. Da allora, al comune non risulta che la conferenza dei servizi sia stata ancora riconvocata.

L’ingegnere, inoltre, ci fornisce i dettagli del progetto che attende di essere messo a gara e realizzato. Sulla collinetta sarà eseguito il cosiddetto capping: uno strato artificiale in materiale plastico da “stendere” al di sopra della collinetta per isolarla dall’aria e dagli agenti atmosferici. Con questa tecnica si impedisce alla pioggia, ad esempio, di entrare a contatto con i rifiuti e, scorrendo, con il terreno circostante. Sullo strato superficiale sarà coltivato un manto erboso, mentre al di sotto sarà realizzato un sistema di drenaggio dei liquidi prodotti dai rifiuti. Acqua piovana e liquido sotterraneo saranno raccolti con condotte distinte. Il secondo confluirà in un piccolo impianto di trattamento realizzato sul posto.

Ma l’intera contrada scaleota è ancora un immondezzaio

Un discorso a parte merita il degrado che, ancora oggi e nonostante le discariche siano esaurite e chiuse, vive Piano dell’Acqua e, a dire meglio, i suoi residenti.

Questa mattina ci siamo recati sul posto per constatare con i nostri occhi le condizioni della contrada e dell’ex discarica in particolare. La verità è che, ad oggi, questo è il luogo in cui si disfanno dei propri rifiuti molti cittadini. Abitanti di Scalea, ma presumibilmente anche dei comuni vicini. Come è noto, la strada che attraversa Piano dell’Acqua collega Scalea e Santa Domenica Talao a San Nicola Arcella e, da qui, alla Ss 18. Oltre a essere da anni disastrata senza che nessuno prenda provvedimenti, è disseminata quasi per tutta la sua estensione di piccole discariche abusive. A tutto danno degli abitanti e delle strutture turistiche che su di essa si possono incontrare.

Ma il grosso di questo degrado lo si riscontra proprio in corrispondenza dell’ex discarica. Per percorrere la stradina che scende verso gli impianti dismessi, costeggiandoli, bisogna fare lo slalom tra i cumuli di macerie.

Il cancello che dovrebbe bloccare l’accesso alla Vasca B è spalancato e l’ingresso ostruito da rifiuti di ogni genere: ancora scarti da demolizione edile, mobili, vecchi materassi e dei curiosi cumuli di vestiti. Sullo sfondo si vede ancora la ruspa gialla che serviva per spostare i cumuli di rifiuti. È ancora la.

E ancora. Come ogni discarica abusiva che si rispetti non mancano due classici: la palma tagliata perché uccisa dal punteruolo rosso e le onduline di eternit tossico. In entrambi i casi, materiali che necessitano al privato di costi alti per lo smaltimento attraverso ditte specializzate.

Infine, tra i cumuli di rifiuti, anche una bandiera italiana. Come a dire: povera patria.

Continuando a scendere lungo la stradina sterrata, buche e macerie permettendo, si arriva alla stazione di trasferimento dei rifiuti solidi urbani. L’ordine con cui sono stati conservati i vecchi bidoni stradali non riesce a nascondere lo stato di abbandono e di degrado. In comune ci hanno informati che Ecoross, la ditta che attualmente gestisce i rifiuti di Scalea, è intenzionata a ripristinarla. (continua… le “buche” di Verbicaro, Buonvicino e Sangineto).

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About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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