PAOLA – Udienze “fantasma”, negli effetti mai tenutesi, ma i praticanti ne attestavano la partecipazione.
È una delle principali accuse mosse dalla procura di Paola sul caso dei falsi tirocini forensi che si è tenuto ieri dal Gup del tribunale di Paola. Ieri sono stati sentiti alcuni avvocati degli indagati e analogamente si procederà il 2 febbraio. Una questione interessante è stata posta riferendo al giudice che l’ordine degli avvocati non è un soggetto pubblico.
Il giudice per le udienze preliminari ricordiamo che ha stralciato una posizione che sarà valutata separatamente a giugno 2016. Mentre per le altre 19 si deciderà il 9 febbraio.
A difendere i praticanti, molti dei quali adesso a tutti gli effetti avvocati, saranno i colleghi Francesco Sapone, Giuseppe Bruno, Pietro Sommella, Federica Pugliese, Vito Caldiero, Monica Ramundo, Francesco Scrivano, Paola Daimo dei fori di Paola, Roma, Massa Carrara e Milano. La maggior parte degli indagati è residente in Toscana.
Gli avvocati Monica Ramundo e Giuseppe Bruno in difesa del penalista paolano coinvolto che avrebbe attestato le presenze dei tirocinanti avevano invece chiesto l’archiviazione dell’indagine: “La materia che riguarda i rapporti inerenti i libretti di tirocinio è di competenza del consiglio dell’ordine degli avvocati e non del giudice”. Di diverso avviso l’accusa che ne ha chiesto il rinvio a giudizio.
La procura è rappresentata nel procedimento dal PM Anna Chiara Fasano. Quasi tutti gli indagati sono accusati di “aver falsamente attestato, in sede di iscrizione al registro dell’ordine degli avvocati di Paola, di essere residenti nella circoscrizione locale e pertanto con tale condotta hanno indotto l’organismo a deliberare la loro iscrizione nel registro dei praticanti”. Ed ancora per aver falsamente attestato al consiglio dell’ordine degli avvocati di Paola in sede di presentazione semestrale del libretto di pratica di aver assistito alle udienze dettagliatamente indicate e contrassegnate da data, indicazione della parte e numero di ruolo: “Fatti, questi, non corrispondenti al vero in quanto alcune udienze non si sono mai tenute. Mentre per altre udienze vi è un numero di ruolo non corrispondente né con le parti né le date annotate. Per altri vi sono dati di fantasia. Infine sono stati fatti accertamenti sulle presenze non corrispondenti”.
Addirittura ci sono anche i tabulati telefonici. “In numerosi giorni nei quali è annotata la partecipazione alle udienze gli indagati non hanno agganciato la cella telefonica su Paola”.
Nel caso relativo al penalista le accuse sono: “In quanto dominus dei praticanti avvocati attestava falsamente nei rispettivi libretti della pratica forense destinati ad essere presentati al consiglio dell’ordine per la vidimazione semestrale che i predetti avevano assistito alle udienze dettagliatamente contrassegnate. Fatti però non corrispondenti al vero”. In altri casi invece viene contestato ad alcuni indagati di aver “falsamente dichiarato (allo stato civile) di aver trasferito la dimora a Paola”.