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Regionali 2014, se la campagna elettorale la fa il medico al telefono

Molti cittadini contattati dalla segretaria di una clinica privata: “Il dottore le chiede di votare questo candidato”. Ecco la politica senza ritegno.

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Di telefonate in periodo di campagna elettorale se ne ricevono tante.

Ma a tutto dovrebbe esserci un limite. Soprattutto quando viene lesa la privacy. Quanto sta accadendo in questi giorni, in particolare nei paesi dell’Alto Tirreno cosentino, tocca davvero il fondo.

Squilla il telefono di casa – ci raccontano – e, dall’altra parte della cornetta, una signora si presenta come segretaria del dottore di una nota clinica privata per il quale la donna chiede il voto per un candidato alla carica di consigliere della Regione Calabria in vista delle elezioni di domenica prossima.

Ovviamente non citeremo né il nome dell’azienda e del dottore né, tanto meno, quello del candidato.

“Il dottore – spiega la segretaria al telefono – mi ha ordinato di contattare tutti i suoi pazienti per chiedere loro di sostenere questo candidato”.

Da ciò si presume che il dottore abbia messo a disposizione i dati personali dei pazienti – archivio che dovrebbe essere riservato – che in qualche modo hanno ricevuto cure e prestazioni sanitarie di vario genere all’interno della clinica e che magari si sentono anche in dovere di dare il voto al candidato segnalato.

Ma questo, ovviamente, non è un modo lecito di fare campagna elettorale. Così come non lo è l’affissione selvaggia di manifesti e la distribuzione sottobanco di santini con i faccioni dei candidati alla Regione da parte di soggetti intenti a rivestire le loro cariche istituzionali.

E di esempi ce ne sono davvero tanti. Uno su tutti, preso a campione, quanto sta accadendo a Tortora dove l’amministrazione comunale ha dichiarato guerra ai manifesti affissi in ogni dove, facendoli rimuovere. Ma ecco che durante la notte gli addetti alla pubblicità tornano in azione e al mattino seguente i manifesti sono di nuovo li ad invadere la città, nuovamente attaccati fuori dagli spazi concessi per la campagna elettorale.

Le ordinanze dei sindaci non bastano ad arrestare il fenomeno. Ma allora, dovrebbero essere forse gli stessi candidati a dare indicazioni sulla buona condotta di una campagna elettorale corretta, senza sotterfugi e telefonate che violano la privacy. Proprio quei candidati che in lungo e in largo stanno percorrendo la regione per chiedere voti e proporre agli elettori bei programmi, spiegando tutte le buone intenzioni che hanno per migliorare e far crescere la nostra terra, per tirarla fuori dall’illegalità e magari combattere pure la ‘ndrangheta partendo da piccoli gesti.

Non dovrebbero essere forse loro i primi a dare il buon esempio?

Il popolo ormai è stanco. La gente comincia ad alzar la testa. Racconti come questi, di telefonate ricevute a nome di Tizio o di Caio ce ne sono tanti anche sui social network.

Domenica prossima i cittadini andranno ai seggi per esprimere una preferenza. I pazienti dubitano però che da lunedì mattina il dottore si ricorderà di loro.


About Pierina Ferraguto

Giornalista pubblicista dal 2013. Laureata in Filosofia e scienze della comunicazione e della conoscenza all'Università della Calabria. Dal 2006 al 2008 lavora come stagista nella redazione di Legnano de Il Giorno. In Calabria lavora con testate regionali di carta stampata e televisive.

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One comment

  1. Torno a ripetere quello che ho scritto alle elezioni passate prima di mettere la x mettetevi una mano sul cuore e domandatevi di chi è la colpa di questo stato di cose, poi votate rendendovi conto che gli artefici di un cambiamento siete voi.