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Passaggio a Nord Ovest, non si cambia mamma

vincenzo_marsiglia_arDI VINCENZO MARSIGLIA *

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TORTORA – Se pure mia madre mi negasse le carezze che mi aspetto, non la cambierei. In un primo momento la criticherei forse, ma poi di certo mi chiederei cosa ho fatto per vedermi negate quelle carezze.

Riconosco che il concetto di madre-patria sia ormai molto lontano da ognuno di noi (bene o male che sia) e riconosco che “The Braveheart” di Malcolm Wallace sia fuori luogo, almeno quanto il cuore leggero con cui si sono espressi entusiasti pareri (naturalmente rispettabili).

In una circostanza come questa, professarsi favorevoli o contrari equivale a lanciare un granello di sabbia in un tornado: svanisce prima ancora che chiunque possa rendersene conto. Quel che invece è utile è la discussione, andando oltre un “si” o un “no”.

È chiaro che la nostra collocazione geografica e la storia della nostra terra lasciano poco spazio al patriottismo. Quello che non mi è chiaro è l’assenza totale di un senso di appartenenza, magari anche legato ad un banale ricordo, alla Calabria.

Qui arrivo al fulcro del discorso e, cioè, alla cosa che più mi ha sorpreso di questi giorni di dibattiti e opinioni contrastanti: l’opportunismo che ha completamente colmato il vuoto lasciato dall’inesistente senso di appartenenza di cui sopra; la convinzione immediata che sia giusto abbandonare ogni ricordo, ogni profumo, ogni paesaggio legato alla regione in cui, bene o male, siamo cresciuti in cambio di un qualche beneficio tristemente economico.

Tralascio il fatto che non mi sembra neanche dimostrato con certezza questo beneficio in quanto poco competente in materia e, sopratutto, disinteressato. Penso, invece, al dato sociale che traspare dalla vicenda. Questa improvvisa ventata di possibile cambiamento sembra aver spazzato via in un secondo il sonno che da anni regnava su questo il territorio. Il sonno che teneva lontano le persone dalle manifestazioni, dai dibattiti politici, dall’associazionismo. Improvvisamente un’ondata di entusiasmo, di interesse politico e sociale ha dato nuova vita ai nostri paesi.

Improvvisamente ci siamo accorti che la madre non ci ha mai riservato le carezze che ci aspettavamo e, anziché chiederci dove noi abbiamo sbagliato, andiamo a cercarne una nuova.

* cittadino di Tortora.

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10 comments

  1. Bellissimo pensiero, e saluto tutti e Vincenzo con questa frase

    “I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da
    accendere”.

    (Marco Fabio Quintiliano, pedagogo latino, 35 – 95).

    Bella Lezione. Vincenzo De Presbiteris

  2. friariello fritto

    In merito alla discussione, a mio avviso il senso di appartenenza c’entra poco.Comuni come quello di Praia sono stati gestiti male nel corso degli anni , le potenzialità del territorio legate allo sviluppo del terziario , a cui si possono aggiungere , quindi un aumento dei posti di lavoro , diminuzione della disoccupazione giovanile.La regione Calabria , una madre dall’infinito amore , gestita da figli avidi e senza scupoli , più che ingrati.Esempio banale, gli alberi sul lungomare di Praia sono ridicoli ciuffi non danno frescura durante il periodo estivo e sono esteticamente indecenti, per potarli si tengono insieme squadre di giardinieri che potrebbero , invece servire per altro.Spostando l’amministrazione dei comuni interessati alla regione Basilicata , si otterrebbero degli standard qualitativi più elevati , accrescendo quindi lo sviluppo del settore del turismo , quindi del terziario , dove questi comuni potrebbero eccellere , aumenterebbero , quindi i posti di lavoro , e diminuirebbe la fuga dei giovani da questi territori. Il sentimentalismo, qui non c’entra .La “Madre” è stata defraudata e svenduta dai propri figli. La madre grida .. bisogna darle ascolto

  3. Per una corretta risposta sarebbe necessario un intero articolo, ma la metafora della “mamma Calabria” mi permette di rispondere con semplici parole..una madre è quella che cresce il figlio..

  4. Pietro Chiappetta

    la mamma naturale è la lucania , caso mai la calabria è una matrigna cattiva, e ad aver sbagliato non siamo di certo noi figli…

    • Sono d’accordo con lei sig. Chiappetta, noi per mille ragioni siamo legati più a Maratea che Vibo, più a Lauria che Rosarno, più a Trecchina che a Soverato.
      Abbiamo usi e tradizioni affini alla Lucania. Storicamente il confine tra Lucania e Bruzio era sul fiume Lao, ed è stato così per più di mille anni,(dal I sec. al 1076). Blanda fu una delle più importanti città lucane.
      Oggi discutiamo su di una iniziativa che secondo me ci riporterebbe alla nostra dimensione naturale, non più periferia della matrigna Calabria,ma cittadini di una regione che forse potrebbe apprezzare e valorizzare le nostre risorse.
      È vero che gli amministratori locali non hanno lavorato bene negli anni passati, ma se chi governa la regione ci tratta come una periferia senza prospettiva, poco possono fare i sindaci per cambiare la situazione, anche esprimendo un rappresentante politico della nostra zona non cambierebbe nulla secondo me.
      Nella stanza dei bottoni della Calabria le decisioni vengono prese in salsa catanzarese cosentina e reggina,negli ultimi tempi soprattutto reggina.
      Qualche anno fa ho sentito un’intervista a Scopelliti rilasciata a radio Rai, nella quale affermava di NON sapere che Praia fosse in Calabria.

  5. “Dove abbiamo sbagliato…” .
    Bella considerazione, da estendere alla provincia, alla regione e all’Italia tutta, considerando che, gratta-gratta, italiani si sentono ormai solo i politici che, impunemente, continuano a ingrassare e a sogghignare su quanto noi cittadini abbiamo sbagliato.
    Caro Vincenzo, la Sua esposizione mi ricorda le carovane di pionieri che si spostavano in lunghe colonne andando a cercare fortuna nel Far West. Sarò bacato, ma le sensazioni di appartenenza, i profumi, i ricordi… la mamma, ecc. non vengono messi in discussione da uno spostamento di confine che da tempo viene attraversato da sud verso nord per necessità quotidiane, vuoi di salute che di commercio che di economia.
    Il ricordo di una mamma è incancellabile, fosse pure privo di carezze. Ma se questa mamma ti riempie di botte, ti prende a schiaffi o a calci in culo, il suo ricordo continuerà ad essere indelebile, ma in senso assolutamente negativo.
    Il senso di appartenenza a un territorio, secondo il mio modesto parere, non è (più) dato soltanto dalla nascita. Personalmente sono nato in una regione, ho vissuto l’adolescenza in un’altra, ho svolto la mia vita lavorativa in un’altra ancora, e da parecchi anni vivo qui. Mi sento cittadino di ciascuna delle Regioni che mi hanno ospitato, le amo tutte dello stesso amore senza dare preferenza a quella che mi ha visto quasi solo nel grembo di mia madre: tutte mi hanno dato, a tutte devo gratitudine.
    Mi sento come Kennedy a Berlino: dove appoggio i piedi, di quel posto divento cittadino e di quel territorio m’innamoro.
    Per chiudere questa breve nota: a parte i soliti politici, su sessanta milioni di italiani quanti pensa siano, oggi, quelli felici di esserlo?

  6. Complimenti davvero. Leggere un articolo così riempie il cuore di speranza. La speranza che le nuove generazioni siano in grado di restituire dignità a quei valori di cui tutti parlano ma che nessuno comprende. Ancora meglio se l’autore in questione è di Tortora, in pratica un vicino di casa!
    Saluti
    Monica De Carlo- Presidente W Scalea-

  7. a mio avviso è un discorso sbagliato, la madre che ti ha partorito è la tua zona, praia tortora aieta… e quella ovviamente non si sposta di un millimetro…altro che sapori profumi e cazzi che rimangono ovviamente gli stessi… il concetto è solo ed esclusivamente amminiostrativo, il resto sono segnali di primitivismo(non di Vincenzo per carità) di chi vuole riscoprire un’appartenenza che nei fatti non esiste, completamente d’accordo invece sull’entusiasmo della partecipazione che arriva ad un tratto, ma meglio tardi che mai.

  8. Mi scusi gentile amministratore se può accorpare i miei due pensieri in uno solo,la ringrazio e le auguro buona giornata e buon lavoro.

  9. Chilometro dopo chilometro, la differenza tra paese e paese è sfumata, ma quanto più ci allontaniamo dalla calabresità (Reggio, Catanzaro, Crotone, Vibo, Lamezia, Cosenza Rossano) più questa differenza diventa un abisso a volte incolmabile, e mi riferisco alle questioni politiche di consiglieri regionali troppo Reggio-centrici Catanzaro-centrici, forse nelle loro coscienze noi non facciamo parte della Regione che amministrano, dando ragione così ai promotori della raccolta firme, e dando ragione a chi come me tanto calabrese non si sente.