Cosa emerge dalle carte dell’inchiesta sui reati ambientali che sarebbero stati compiuti nell’impianto di trattamento rifiuti liquidi pericolosi e non di San Sago.
Ricevevano percolato dalle discariche di mezzo Meridione e lo sversavano senza trattarlo nel torrente Pizinno e da qui finiva nel fiume Noce e dunque nel Mar Tirreno.
Per questa ipotesi di reato, questa mattina, i finanzieri del comando provinciale di Cosenza hanno effettuato un sequestro preventivo dell’impianto di località San Sago a Tortora disposto dal Gip del tribunale di Paola su richiesta della Procura della Repubblica.
Dall’inchiesta, partita nel 2011, emergono particolari inquietanti. In soli due mesi, dal dicembre 2012 al gennaio 2013, 8mila 500 metri cubi di percolato non depurato sarebbero stati scaricati in mare attraverso i corsi d’acqua che scorrono nei pressi dell’impianto.
Ma sotto sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti sono finiti 4 anni di attività del privato che gestisce l’impianto grazie a una regolare Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dalla Regione Calabria.
I finanzieri, nel periodo d’indagine, hanno seguito con apparecchiatura satellitare gli spostamenti delle autocisterne e dei camion che trasportavano i rifiuti nell’impianto tortorese, e hanno passato al vaglio la documentazione prodotta dalla ditta a partire dal 2009 e fino al 2013.
Dalle indagini risulterebbe che la ditta in diverse occasioni non avrebbe rispettato il limite massimo giornaliero di rifiuti liquidi trattabili, fissato a 300 metri cubi.
Ma le investigazioni hanno anche portato alla scoperta di criticità nel funzionamento dell’impianto.
È stato accertato che i liquidi venivano deviati con “tubazioni volanti” verso il torrente, senza passare dalle vasche di depurazione. In altri casi, inoltre, veniva saltato anche il passaggio della denitrificazione con gravi conseguenze per i corsi d’acqua e per l’ambiente circostante.
Con questi passaggi illeciti il management dell’impianto – ipotizza il giudice per le indagini preliminari – maturava ulteriori guadagni derivanti dal risparmio sui trattamenti.
A questo scopo si preoccupava di catalizzare nell’impianto di San Sago quanti più rifiuti liquidi speciali possibili attraendoli, oltre che dalla Calabria, anche da impianti della Campania, della Basilicata e della Puglia.
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Depuratore di San Sago: ipotizzati danni per ambiente e salute
Gli inquirenti hanno inoltre sottolineato il grave danno ipotizzato per la salute e per l’ambiente tenendo conto che le acque del Noce vengono utilizzate anche per l’irrigazione di campi e l’abbeveramento di animali oltre a riversarsi nel Mar Tirreno che bagna la Riviera dei Cedri, area a forte connotazione turistica balneare.
Con l’operazione di oggi, la vicenda annosa degli impianti di San Sago segna un nuovo punto di svolta e riaccende il dibattito politico a Tortora.
“Quanto avvenuto oggi – si è limitato a commentare il sindaco Pasquale Lamboglia – è la conferma di quanto noi abbiamo sempre sostenuto”.
“Tutto questo poteva essere evitato – ha commentato il gruppo di minoranza NuovaMente Tortora – e lo avevamo detto nel marzo del 2011 chiedendo al sindaco di adottare un’ordinanza urgente, come è nei suoi poteri per legge in casi di tutela ambientale e della salute.
Ma – ha aggiunto il gruppo all’opposizione – in futuro si agisca diversamente poiché abbiamo continuato a fare il bagno, noi, i turisti, ma soprattutto i bambini, sulla base delle rassicurazioni fornite da enti come l’Arpacal”.
Quando si era diffidenti durante la discussione sul capannone non si avevano tutti i torti, purtroppo questa è una tematica troppo complicata per darla in mano ai privati. Guadagni troppo facili e grandi, per poter pensare alla salute degli altri. Come al solito Regione e vari istituzioni (Arpacal) che dovrebbero garantire la salute e sicurezza dei cittadini hanno fatto bene il loro lavoro,,,,,,,,,,,,,, ci hanno tolto l’ospedale ma in cambio ci hanno dato altri strumenti di salute. Sempre più amareggiato
P.s. Scusa Andrea ma mi sono perso le password come posso recuperare