La riforma della geografia giudiziaria ha resistito al vaglio della Corte Costituzionale. Ieri il sì dei giudici della Consulta al taglio dei tribunali minori che hanno respinto, giudicandole infondate, le questioni di legittimità sollevate da alcuni fori d’Italia contro la loro soppressione.
Rigettati dunque i ricorsi presentati dai tribunali di Pinerolo, Alba, Montepulciano, Sulmona e Sala Consilina. Si salva solo Urbino perché capoluogo di provincia. Tutti gli altri, compresi nell’elenco sei 31 tribunali destinati alla soppressione, dal prossimo 13 settembre saranno chiusi e accorpati ad altre sedi. Le motivazioni della Corte Costituzionale però non sono ancora note.
La scelta avanzata dall’ex ministro della Giustizia Paola Severino e portata avanti dall’attuale Guardasigilli Annamaria Cancellieri, potrebbe essere definitiva e non sembra lasciare margini ad un ripensamento.
Il decreto legislativo emanato in virtù della riforma per i giudici della Consulta non è incostituzionale. Ciò dovrebbe significare anche la chiusura, a fine estate, di tutte le sedi distaccate. Come nel caso del tribunale di Scalea, lungo l’Alto Tirreno cosentino.
In questo contesto, non si salva nemmeno Rossano. La speranza fino a ieri era legata al giudizio favorevole della Corte sull’incostituzionalità del decreto legislativo.
Tra l’amarezza e la delusione di molti però, la Consulta, con uno scarno comunicato stampa, ha dichiarato infondate proprio le questioni di legittimità costituzionale.
Sala Consilina dovrà dunque accettare l’accorpamento a Lagonegro, dove verranno trasferiti entro settembre tutti gli uffici giudiziari.
L’avvocatura italiana ora si rivolge alla politica. L’unica possibilità rimasta in piedi è quella della proroga di un anno dell’entrata in vigore della riforma. Una pausa che potrebbe rivelarsi utile al fine di rivedere il decreto legislativo sui tagli ai tribunali.