PAOLA – La relazione sulle indagini ambientali svolte sulle sostanze inquinanti nei terreni della Marlane è stata acquisita oggi agli atti del processo omonimo presso il tribunale di Paola.
Contestualmente, però, la difesa ha chiesto al presidente della corte di non acquisire la sezione relativa alle analisi delle parti organiche, come nel caso dei composti azoici, avanzando l’incompetenza del relatore.
Era presente in aula questa mattina Rosanna De Rosa (foto), direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Unical e incaricata nel 2007 dal PM Antonella Lauri di svolgere indagini ambientali nell’area della fabbrica Marzotto. Carotaggi, scavi e analisi piezometriche che hanno portato a una relazione nelle cui conclusioni si sostiene la presenza di sostanze inquinanti nei terreni della Marlane e se ne suggerisce la bonifica. Per i Pm titolari del fascicolo, il documento chiave per sostenere l’accusa dei reati ambientali.
Ma l’interrogatorio condotto dagli avvocati del collegio difensivo ha lasciato la sensazione che nell’impianto si possa essere aperta più di una falla. La strategia dei difensori degli imputati ha mirato da un lato a screditare la competenza professionale della De Rosa a svolgere quegli accertamenti e, contestualmente, a mettere in discussione molte parti della perizia da lei prodotta.
Su tutto, per le sostanze nocive, è stato contestato che alcuni valori riscontrati sono stati giudicati oltre la soglia di contaminazione attraverso la comparazione con limiti espressi da una legislazione precedente a quella in vigore all’epoca delle analisi.
Si tratta di tabelle che indicano la quantità percentuale di una sostanza nel terreno oltre la quale si può parlare di contaminazione.
In merito a ciò, è stato inoltre constatato che l’unico riscontro di cromo esavalente, sostanza estremamente tossica per l’uomo, è avvenuto all’interno di un contenitore chiuso e sotterrato. Non direttamente presente nel suolo e, dunque, non misurabile secondo le tabelle ministeriali.