Turista segnala due casi di “buona sanità” al nosocomio praiese. Umori e racconti da pronto soccorso nell’era della riconversione.
“Perché chiudere un ospedale così efficiente dove ho potuto assistere in prima persona a due veri e propri casi di ‘buonasanità’”?
La segnalazione proviene da Giuseppina Rocco, caposala presso l’ospedale Cardarelli di Napoli e villeggiante da diversi anni a Praia a Mare.
Entrambi i casi di ‘buonasanità’, come la signora Giuseppina li ha denominati, sono avvenuti nei giorni scorsi presso il pronto soccorso dell’ospedale di Praia a Mare. Il primo, nella notte tra il 21 e il 22 luglio.
“Ero al pronto soccorso in seguito a un malore – racconta Giuseppina – quando è arrivato un signore che aveva avuto problemi. Qualche istante dopo – prosegue il racconto – ha avuto un infarto. Il medico di turno però – ha poi aggiunto la turista campana – è stato prontissimo a capire cosa accadeva, ad intervenire ben supportato dal personale presente e a salvargli la vita”.
La scena, evidentemente, ha colpito la spettatrice che la ha osservata con l’occhio di chi è del settore, vista la professione della signora Giuseppina.
“Cosa sarebbe successo – si chiede allora la turista – se quanto ho visto fosse successo fra qualche mese, quando questa struttura sarà depotenziata e, molto probabilmente, sarebbe stato necessario il trasferimento a Cetraro? Forse questa vita – conclude Giuseppina – non sarebbe stata salvata”.
Il secondo caso è invece riferito ad un parente indiretto della signora Rocco, il marito di una sua nipote, di nazionalità tedesca, anch’egli in vacanza in Calabria. L’uomo, secondo il racconto della donna campana, lamentava da 20 giorni febbre e debolezza per le quali, in Germania, gli erano stati prescritti degli antibiotici.
“Memore di quanto avvenuto in luglio – prosegue il racconto Giuseppina – gli ho suggerito di farsi vistare al pronto soccorso. Qui, nel giro di poche ore e dopo alcuni accertamenti, gli è stata diagnosticata la mononucleosi e prescritta una cura. Ora sta bene”.
Insomma, all’ospedale di Praia a Mare, due casi di buona sanità nonostante il clima di smantellamento dettato dalla riconversione in corso che si respira anche aggirandosi tra i reparti e che divide il personale che si incontra tra chi non si rassegna e chi invece, ricorda che nel racconto della signora Giuseppina, pur se utile, non vi è nulla di sensazionale.
“Sono cose che accadono quotidianamente – commenta un inserviente nel corridoio del pronto soccorso – almeno quanto – aggiunge obbiettivamente – le lamentele che registriamo da alcuni pazienti”.
“Spesso però – corregge il tiro un camice bianco – si tratta di due genitori in apprensione per il ginocchio sbucciato del loro bambino che si spazientiscono se, in quel momento, siamo alle prese con un caso più urgente”.
Come quello di una avvocatessa di Bonifati, ricoverata a Praia a Mare, fresca di operazione. In un altro nosocomio del territorio è stata dimessa forse con troppa leggerezza in seguito a un malore.
“Non si erano accorti – racconta – della mia appendicite volta in peritonite che qui a Praia a Mare mi hanno operato giusto in tempo. Ho rischiato di morire”.
Eppure, la professionista buonvicinese non se la sente di fare ‘processi’.
“Può capitare a tutti di commettere un errore. Forse avrebbero potuto essere un po’ più meticolosi. Ma a mio avviso – conclude – su questo territorio servono tutti gli ospedali esistenti”.
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