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Bandiera blu 2010, questa sconosciuta

Assegnati i prestigiosi riconoscimenti turistici: quattro in Calabria
Ottenerle è complicato, cosa manca all’Alto Tirreno cosentino?


DI ANDREA POLIZZO

CALABRIA – Cariati, Cirò Marina, Roccella e Marina di Gioiosa Jonica. In queste quattro note località turistiche calabresi sventola “bandiera blu”.

Nulla cambia dunque rispetto alla precedente assegnazione. Anche nel 2009, infatti, furono insignite del simbolo di qualità dell’offerta turistica Marina di Cariati in provincia di Cosenza, Punta Alice a Cirò per quella di Crotone e le due reggine dello Jonio Roccella e Marina di Gioiosa.

Hanno dunque di che gioire queste quattro municipalità e, c’è da scommetterci, anche quelle limitrofe. Se una bandiera blu vuol dire mare pulito ma anche servizi eco, come raccolta differenziata, piste ciclabili, accessibilità per tutti e altro allora è facile ipotizzare lo charme che i luoghi succitati possono esercitare sull’indeciso turista.

E l’Alto Tirreno cosentino? Nessuna bandiera. Verrebbe, però, da affermare che almeno abbiamo il mare pulito. Già, perché altrimenti non si spiegherebbe, almeno parzialmente, il fatto che a soli pochi chilometri dal punto di partenza della Riviera dei Cedri, sventola una bandiera blu: quella di Maratea. Provincia di Potenza, Regione Basilicata.

Le rimostranze terminano qui. E, di seguito, vengono le obbiettive giustificazioni per la carestia di vessilli blu nostrani. La raffica di sequestri di depuratori dell’anno scorso, la gestione della raccolta dei rifiuti, pochi chilometri ciclabili e una non ancora diffusa accessibilità generalizzata alle nostre spiagge.

Ma, a ben vedere, non è affatto semplice aggiudicarsene una. La Bandiera Blu, si legge su wikipedia, è un riconoscimento conferito dalla Fee (Foundation for Environmental Education) organizzazione ambientale privata, con diramazione in ogni nazione dell’Unione europea, che si occupa d’educazione ambientale.

Esiste una bandiera blu delle spiagge e una degli approdi turistici. Rimanendo a quella che certifica la qualità delle acque di balneazione e dei lidi colpiscono i moltissimi criteri di giudizio per l’assegnazione. Tra questi, innanzitutto, l’assoluta validità delle acque di balneazione: senza vistose tracce superficiali di inquinamento come chiazze oleose, sporcizia e altro; con dati delle analisi delle acque di balneazione a disposizione. Inoltre deve sussistere la totale assenza di scarichi di acque industriali e fognarie nei pressi delle spiagge.

Per quanto riguarda le istituzioni, è necessaria l’elaborazione da parte dei Comuni sia di un piano per fronteggiare eventuali emergenze ambientali che per lo sviluppo costiero e ideare iniziative ambientali che coinvolgano turisti e residenti.

Per meritare una “blu” le spiagge devono essere facilmente accessibili, in particolare ai disabili, e opportunamente pulite ed attrezzate con contenitori per rifiuti, servizi igienici, mezzi di salvataggio, fontanelle di acqua potabile, telefoni pubblici.

Sull’arenile, inoltre, deve vigere equilibrio tra attività balneari e rispetto della natura e devono essere rispettati diversi divieti come per quelle attività che costituiscono pericolo per i bagnanti, l’accesso alle auto, il campeggio non autorizzato o il divieto di portare cani sulle spiagge non appositamente attrezzate.

In base a tutto questo, bisogna allora chiedersi da dove il nostro territorio dovrebbe cominciare anche solo per ambire a un fazzoletto di carta blu.

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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