Editoriale
DI ANDREA POLIZZO
Chiunque abbia anche solo una leggera infarinatura sul fenomeno del Fascismo o dei regimi totalitari del novecento sa bene come tra i capisaldi della presa e del mantenimento del potere ci sia il controllo della libertà di espressione del proprio pensiero. Manifestare dissenso, in quel caso verso chi deteneva il potere, doveva essere vietato. A partire dall’uomo della strada fino al giornale che recava nella tasca del soprabito.
“Non c’era libertà di stampa” è un luogo comune consunto nei giudizi su quel ventennio. Un altro luogo comune: “Internet è l’ultima frontiera della libertà d’espressione”.
Mettendoli insieme si giunge alla nuova polemica che rimbalza nella rete. Lo scorso 6 novembre è stata assegnata in VII Commissione Cultura della Camera dei Deputati la proposta di legge “Nuova disciplina del settore dell’editoria e delega al Governo per l’emanazione di un testo unico delle disposizioni legislative in materia di editoria”. L’iniziativa per questo disegno di legge è di Ricardo Franco Levi, Pd.
Levi è un collaboratore storico di Romano Prodi con il quale ideò il famigerato disegno di legge approvato nell’ottobre del 2007 (Ddl “Levi – Prodi”) e che fu poi ritirato a causa del danno d’immagine che procurò al traballante Governo Prodi. Esso, in sintesi, prevedeva per le iniziative editoriali in internet, ad esempio i blog, l’obbligo di registrarsi al Registro degli Operatori di Comunicazione e la conseguente estensione sulle loro teste dei reati a mezzo stampa. Tra questi quello di ‘stampa clandestina’.
Il Ddl oggi all’esame della VII Commissione è figlio del Ddl Levi – Prodi e pur presentando qualche modifica continua a recare in sé il germe della repressione dell’informazione libera. La segnalazione giunge da Daniele Minotti, giurista, che sul proprio blog offre anche una analisi del testo.
Rimandando ai link proposti nel presente testo per la lettura delle specifiche, il nuovo disegno di legge, rispetto al passato, con il comma 3 dell’articolo 8, esenta dall’iscrizione al Roc e quindi dalla responsabilità per reati di stampa tutte le pubblicazioni in internet “che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro”. Questa definizione dovrebbe toccare la stragrande maggioranza dei blog. Ma, è ben noto, che le leggi sono soggette ad interpretazione.
Secondo puntoinformatico.it bisogna chiarire cos’è attività d’impresa. La stragrandemaggiornaza dei siti o dei blog che fanno informazione, anche questo, presentano spazi pubblicitari. Che siano semplici banner o insiemi di annunci Ad-Sense di Google fa attività d’impresa. A riguardo manca un pronunciamento ufficiale da parte dell’Agenzia delle Entrate che, con buona probabilità, condurrà al dovere di iscrizione al Roc per tutti i blog.
Insomma la proposta di legge etichettata come “legge ammazzablogger”, se diventerà legge effettiva, potrebbe portare alla chiusura di migliaia e migliaia di voci libere in internet, che si sottraggono alle censure ed ai disservizi delle grandi testate e dei Tg. Considerando la deriva autoritaria che l’attuale Governo ha impresso alla nazione non dovrebbero esserci problemi ad approvarla.
Si potrebbe obbiettare, giustamente, che oltre alle ‘voci libere’ in Internet ci sono anche molti siti d’informazione spazzatura e che è giusto darsi una regolata. Ma si potrebbe contro obbiettare che l’italiano medio è in grado di tollerare il Tg4 quindi dovrebbe essere anche in grado di tollerare l’informazione spazzatura nella rete.
Si potrebbe altresì obbiettare che la legge è in fase di esame. Ma è lecito preoccuparsi degli ampi margini di interpretazione che si vuol dare all’oggetto ‘progetto editoriale’ e alla tendenza consolidata in Italia di ricomprendere in leggi quante più interpretazioni possibili. Che non si sa mai…
Nessuno tocchi la rete. Perché, come già accaduto per il Ddl Prodi – Levi, accadrà anche questa volta che essa si mobiliterà nella sue variegate forme per incidere sulle azioni di Governo, sull’orientamento politico delle scelte. I blog moltiplicheranno il tam-tam, partiranno petizioni (alle quali raccomando di partecipate solo dopo aver letto il testo della legge!), sui social network si moltiplicheranno i gruppi di discussione e di iniziativa e si raggiungeranno cifre del dissenso che creeranno impopolarità.
E nessun Governo ama essere impopolare… tranne quelli che sono in grado di costruirla ed imporla la propria popolarità.
Leggi il testo della proposta di legge Levi
non mi stupirei se un giorno i decoder del digitale terrestre, dopo averli piazzati in ogni casa, oltre a ricevere immagini cominciassero anche a trasmetterle…
“Quando il fascismo arriva da sinistra” o “Fascista senza motivo”.
Il bravo Massimo Gramellini de “La Stampa”, qualche mese fa, congedandosi da “il Congedo di buongiorno estate”, faceva altra riflessione: “Fascista senza motivo”, rispetto a questa posta sul blog: “Quando il fascismo arriva da sinistra” ma pur sempre apprezzabile e criticabile.
Rivolgendosi ad un tale, manifestava il suo pensiero:
“Gentile signor I…………………………, ho visto la lettera aperta agli italiani nella quale, in veste di presidente romano di A…. G………, lei scrive: “Ce l’ho messa tutta, ma non ho trovato un motivo valido per essere antifascista, anzi ne ho trovati molti per non esserlo”. In realtà di questi molti motivi per non esserlo, lei ne indica uno solo: l’odio omicida di una minoranza di fanatici contro l’estrema destra, specie negli Anni Settanta. Come logica da ultrà non fa una grinza. Come ragionamento politico, mah. A impedirle di rinnegare la dittatura di Mussolini sarebbe il timore di tradire la memoria dei suoi amici uccisi, dando ragione agli assassini? Ma poi si cresce, Signor I………….., si diventa adulti. Magari non si perdona, però si cambia idea. Nessuna nefandezza degli altri giustifica la difesa di una dittatura che, ben prima di legarsi al carro razzista di Hitler, ammazzò Matteotti e i fratelli Rosselli e asfaltò la democrazia parlamentare.
Vede, le ho già dato alcuni motivi validi per essere antifascista. Eccone un altro: in Occidente tutte le destre di governo sono antifasciste”.
Continuando Gramellini aggiunge: “il suo sindaco Alemanno (che dovrebbe pensare di più a fare il sindaco, dato che Roma gli sta sfuggendo dalle mani) ha dichiarato che bisogna inserire nella Costituzione anche l’anticomunismo. Sacrosanto, non fosse che in Occidente il comunismo non è mai andato al potere. Per fortuna. Nemmeno un gulag, al massimo qualche coop. In Polonia sono anticomunisti perché hanno avuto la dittatura rossa. Noi siamo antifascisti perché abbiamo conosciuto quella nera. Sarà banale, ma è la storia: mi creda è così…………………..”.
E’ così Andrea, è così, anche perché mio padre Giuseppe, dopo di tante guerre (Albania, Grecia, Etiopia, Eritrea,etc.), pur morendo all’età di 84 anni, ha portato con sé; i segni del fascismo.
Perciò Andrea sono ANTIFASCISTA, e resto SOCIALISTA (riformista, liberale, radicale) nel rispetto, comunque, di tutte le ideologie.
Franco GUERRERA.
-Privatizzare la scuola (in corso)
-Privatizzare le maggiori società pubbliche a vantaggio di pochi soggetti privati (in fase avanzata)
-Eliminare gli estremismi politici riducendo gli schieramenti politici a uno di centro/destra e uno di centro/sinistra (fatto)
-Riformare il sistema giuridico per averne il controllo (in elaborazione)
-Controllare l’informazione (Edtoria e Tv già fatto da tempo, Interner in elaborazone)
Questo è in breve il programmino che aveva qualche decennio fa la P2,diciamo che Silvio è a buon punto, diciamo che lo stesso Gelli ha dichiarato su Odeon Tv che l’unico a poter portare avanti questo piano è proprio Berlusconi.
Qua non credo che si tratti di essere comunista per giungere alla conclusione che Berlusconi è un pericolo per il paese.
Chissa che ne pensano gli elettori del centro destra che auspicavano con il cavaliere una immediata ripresa economica.
Sono quasi sicuro che nessuno di loro risponderà